Scritto da: Enrico Zanella - Categorie: jazz / tecnica

La pennata rest-stroke nel jazz manouche

La pennata rest-stroke, letteralmente colpo con pausa, è fondamentale per coloro che si avvicinano al jazz manouche, ma non solo, in quanto conferisce al suono presenza e profondità anche nei passaggi più veloci. In questa lezione vediamo nel dettaglio di cosa si tratta e alcuni esercizi per applicarla.


Introduzione alla pennata rest-stroke

Il rest-stroke è fondamentalmente il movimento della pennata in GIU’ utilizzato nello stile manouche. Appoggiate ad esempio il plettro sulla sesta corda e con una pressione decisa suonatela finche il plettro scivola e termina naturalmente la sua corsa sulla quinta corda rimanendo fermo fino al movimento successivo. Ecco avete appena utilizzato la pennata rest-stroke; una pennata che dopo aver compiuto il suo movimento verso il basso fa un pausa  sulla corda sottostante.


Aspetti caratteristici della pennata rest-stroke: il suono

Il concetto come vedete è piuttosto semplice ed intuitivo e probabilmente vi sarà capitato di usarla più volte. La difficoltà sarà però quella di utilizzarla in modo SISTEMATICO. Prima di andare avanti è fondamentale  che prestiate attenzione, diciamo in modo più consapevole, alla differenza di suono che essa crea rispetto alla pennata pizzicata normale. Provando ad alternare le due tecniche dovrebbe essere evidente la differenza (provatele anche su corde diverse). L’unica corda un po’ penalizzata, poverina, è la prima che non trova nessun appoggio successivo; per questo motivo la potenza e la decisione con cui la dovete percuotere va un po’ valutata.


Le differenze nella posizione della mano destra

Il secondo aspetto fondamentale della pennata rest-stroke è il fatto che essa è accompagnata da una posizione della mano destra diversa da quella utilizzata per la pennata pizzicata. In quest'ultimo caso solitamente il polso si appoggia sul ponticello, oppure è staccato ma il dito mignolino fa da “distanziatore” e da riferimento per le nostre pennate.

Nella pennata in stile manouche invece la mano è sempre staccata e tende a chiudersi più a pugno; il mignolo e/o l’anulare si adagiano anch’essi sulla cassa come riferimento ma scivolano delicatamente e accompagnano (non vincolano) il movimento del polso, che deve essere sempre rilassato. Anche l’inclinazione della mano rispetto alla cassa è importante: la mano non è parallela bensì un po’ inclinata e questo consente un movimento ottimale per questa particolare tecnica.

posizione mano destra rest-stroke

Importanza della mano staccata nella pennata rest-stroke

Il motivo della mano staccata è presto detto: così facendo il peso del polso si scarica sul plettro. In tal modo, quando si percuote la corda, questa riceverà il peso della mano con conseguente produzione di un gran volume. Di per sé questo potrebbe essere un problema poiché si richiede un buon controllo di quanto peso esercitare  per evitare che la mano scappi troppo e perda in precisione. Ed è proprio a questo punto che l’appoggio del plettro sulla corda sottostante previsto dal rest-stroke ci permette di non allontanare il plettro dalle corde e quindi essere precisi per il colpo successivo. Insomma è una tecnica che unisce potenza e precisione e questo non può che renderla affascinante.


Ho dovuto introdurre questo secondo aspetto perché il suono tondo, potente e profondo che si ottiene con la pennata rest-stroke è la combinazione proprio di questa pennata con l’impostazione corretta della mano. A questo punto, provando ad alternare le due tecniche (del pizzicato e del rest-stroke), la differenza dovrebbe essere veramente grande.


La posizione giusta della mano

Ovviamente non si tratta di scegliere la tecnica più corretta in assoluto; bensì quella più adatta per il genere che dobbiamo suonare e, come dicevo all’inizio dell’articolo, per il tipo di chitarra. Il motivo è semplice: lo strumento acustico richiede un approccio diverso di quello elettrico e non solo per il maggior volume che quest’ultima può produrre.

Si potrebbe ovviare alla mancanza di volume semplicemente utilizzando un’amplificazione, ma i benefici di tale pennata riguardano anche la profondità e la “grossezza” del suono che una semplice amplificazione invece non corregge. E poi come sapete è bene lavorare su una buona qualità del suono partendo dalle nostre dita e poi magari farsi dare un’aiutino.


Il plettro

Anche la scelta del plettro è molto importante. Poiché la mano scarica il suo peso proprio su quel “mediatore” che è il plettro questo deve essere sufficientemente rigido in modo da reggere la pressione del polso ed essere subito pronto a “reagire” per il colpo successivo. E’ per questo motivo che solitamente si utilizzano plettri spessi almeno 2mm (o giù di li) fino anche a 7mm o più. Inoltre la grossezza del plettro tende a produrre un suono più tondo e caldo.


Differenza tra pennata rest-stroke e sweep-picking

Fin qui abbiamo capito che la pennata rest-stroke si basa sul tocco appoggiato discendente del plettro (molto spesso) unito alla posizione staccata della mano. Questo permette di distinguerla anche dallo sweep-picking. Questa tecnica infatti è particolarmente usata per l’esecuzione degli arpeggi sulla chitarra elettrica (vedi Frank Gambale). Lo sweep-picking si basa su una prevalenza di pennate in GIU in fase discendente e viceversa in SU in fase ascendente. Tendenzialmente questa tecnica viene applicata con il polso appoggiato al ponticello. Se ora provate ad usarla su uno strumento acustico la resa sonora in termini di impatto e presenza calano bruscamente. Questo è dovuto principalmente alle caratteristiche acustiche della chitarra acustica rispetto a quella elettrica, e questo è il motivo per cui su un tale strumento è preferibile la pennata rest-stroke.

Guardiamo l’esempio di seguito che mostra la stessa sequenza di arpeggi nel primo caso eseguita con il classico sweep picking e nel secondo con la pennata rest-stroke.

arpeggi sweep picking

Ed ecco invece la nostra pennata rest-stroke.

arpeggi rest-stroke

La funzionalità della pennata rest-stroke nello stile di Django Reinhardt

Questa ultima precisazione mi permette di introdurre un terzo e fondamentale aspetto della pennata rest-stroke  che fa riferimento alla figura del geniale chitarrista Django Reinhardt. La comprensione dei “benefici” di tale pennata si possono riscontrare infatti nello suo stile chitarristico sviluppato (almeno per tutta la prima parte della sua carriera) su una speciale chitarra acustica realizzata dal liutaio Mario Maccaferri. Django utilizzava solo due dita della mano sinistra (a causa di un incidente in cui perse l’uso delle altre dita) e questa sua disabilità lo portò ad inventare letteralmente un nuovo stile chitarristico che ancor oggi non smette di sorprendere e attrarre nuove generazioni di chitarristi.


Una questione di volume ed incisività

Utilizzando uno strumento acustico in mezzo ad altri strumenti con maggior volume di emissione e in un periodo storico (prima metà del ‘900) in cui non esisteva ancora l’amplificazione, Django Reinhardt necessitava della giusta chitarra (quella appunto realizzata da Maccaferri) ma anche di una solida tecnica della mano destra che gli permettesse di spiccare durante gli assoli.

Durante il periodo di degenza in cui si dovette riprendere dall’incidente mise a punto uno stile chitarristico basato fondamentalmente su arpeggi, suonati principalmente in senso orizzontale (unendo ad esempio due posizioni del CAGED per intenderci) e questo perché doveva adattare il fraseggio alle due dita disponibili. Esso prevede spesso una o due note per corda (anche di più ovviamente ma comunque in modo confortevole per essere suonate con due sole dita); questo lascia intuire come tale diteggiatura si abbini bene ad una pennata “sistematica” basata essenzialmente sulla formula GIU-SU (per le due note per corda)  o semplicemente GIU. A questo punto risulta piuttosto intuitivo il senso della pennata rest-stroke utilizzato nel suo fraseggio.



Esempi ed esercizi per la pennata rest-stroke

Fornirò  alcuni esempi sui quali potrete cimentarvi per sperimentarla e magari trarne spunto per arricchire il vostro sound ed il vostro styling.

Esempio 1

E’ un semplice esercizio sulle sei  corde a vuoto. Serve per prendere dimistichezza con la pennata e la posizione staccata della mano. Effettuate delle pennate decise a velocità molto basse in modo da poter apprendere la tecnica nel modo più rilassato. Una variante dello stesso esercizio potrebbe essere quella di alternare la pennata rest-stroke verso il basso e quella pizzicata normale quando pennate verso l’alto seguendo lo schema GIU-SU.

esercizi pennata rest-stroke figura 1

Esempio 2

Si tratta della scala di DO maggiore in terzine e con tre note per corda. Non si tratta di una tipica diteggiatura utilizzata nello stile manouche, ma serve per capire con quale schema di pennata rest-stroke si possono affrontare passaggi che prevedono appunto tre note per corda. Notate lo stesso schema anche in fase ascendente.

esercizi pennata rest-stroke figura 2

Esempio 3

E’ un tipico fraseggio utilizzato spesso da Django Reinhardt. Si tratta dell’arpeggio di  LAm con sviluppo orizzontale (due posizioni CAGED consecutive). Per le due note per corda Django utilizzava indice e medio ma anche indice ed anulare va benissimo. Le pennate sono quasi tutte verso il basso tranne alcune nella fase ascendente.

arpeggio Am CAGED figura 1

Esempio 4

E’ una variante del precedente arpeggio arricchito con l’utilizzo di alcune note di passaggio (LAm9). In questo caso lo schema di pennata è più vario. Per quanto riguarda la mano sinistra consiglio di utilizzare la formula indice-indice-medio oppure indice-anulare-anulare.

arpeggio Am CAGED figura 2

Esempio 5

Un altro tipico lick in stile manouche. Si tratta di una sequenze di terzine sull’arpeggio di LA7. Attenzione allo schema della pennata (difficile la doppia pennata in GIU nel passaggio dalla terza alla quarta corda). Risulta anche insidioso il passaggio che prevede il salto di corda dalla quarta alla prima anch’esso eseguito con la doppia pennata in GIU.

lick jazz manouche

Conclusione

Alla luce di tutto questo possiamo riassumere che la pennata rest-stroke è una particolare pennata che nasce per eseguire al meglio certi fraseggi nello stile manouche (detto anche gipsy jazz); ed in particolar modo sullo strumento acustico. In realtà essa può risultare utile in qualsiasi genere musicale e per qualsiasi tipo di chitarra dal momento che, come ho più volte detto, essa agisce non solo sul volume ma anche e forse soprattutto, sulla rotondità e profondità del suono. Essa, a mio parere, risulta perfetta nell’esecuzione di fraseggi lenti per conferire loro presenza e grande liricità. Potrebbe invece risultare non adatta se suonate rock o metal perché essa ha un modo di cadenzare gli accenti che potrebbero risultare fuori luogo. Sta a voi provare e scegliere ovviamente.

Buon lavoro e alla prossima!

fine
Enrico Zanella -