Scritto da: Luca Gelli - Categorie: tutto il resto

Come studiare e creare la propria routine di studio

Concentriamoci su alcuni aspetti fondamentali dello studio continuativo, della formazione personale e dell'importanza di impostare una routine giusta per le nostre esigenze.


Come creare la propria routine di studio

A mio parere creare la routine è uno step fondamentale per chi studia in modo continuativo. Chiaramente se sei un genio, se da piccolo sei caduto nella pozione magica, o se hai già tutte le risposte ai dilemmi del musicista, smetti pure di leggere questo articolo, per te è inutile. Se invece sei una persona normale con una sana passione per la musica e almeno un pò di voglia di studiare e migliorarti, continua pure questa lettura. Creare una routine di studio è una cosa che si impara a fare, provando, sbagliando e riprovando, tenendo conto dei progressi e cercando eventualmente di capire cosa non va nel nostro programma.

Voglio aggiungere una buona notizia, per coloro che ritengono di avere poco tempo e/o scarsa concentrazione: possiamo creare anche delle routine di studio da 5 minuti, ottime e stimolanti da vari punti di vista.


Quanto tempo abbiamo a disposizione?

“Non è vero che abbiamo poco tempo: la verità è che ne sprechiamo molto.“ - Seneca

La prima cosa che dobbiamo capire è quanto tempo abbiamo a disposizione per studiare. E’ praticamente inutile creare un programma da 15 ore al giorno. E comunque anche se avessimo le giornate completamente libere ognuno deve capire quanto vuole studiare, ed anche quanto è in grado di mantenere la concentrazione per un determinata pratica. Ci vuole tempo per valutare l’efficacia della routine che viene eseguita e dei vari esercizi che sono stati selezionati. Mettiamola in questi termini: quanto tempo avete a disposizione al giorno mediamente su cinque giorni alla settimana? Un’ora? Oppure due, tre, cinque…? Stabilite un budget di ore da mettere a disposizione. Tenendo traccia scritta dei vostri studi entro pochi giorni o poche settimane capirete se avete mirato troppo in alto o in basso e potrete correggere di conseguenza la vostra routine.


Quali sono i nostri obiettivi?

Un altro step fondamentale è darsi degli obiettivi, sia a breve che a lungo termine. La materia musicale è infinita, e non possiamo lavorare su tante cose contemporaneamente. O meglio… possiamo. Ma il rischio quando si affrontano molte cose insieme è quello di restare in superficie. La grande differenza non la fa il numero di cose che studiamo, bensì il modo in cui le studiamo e quanto riusciamo ad andare in profondità. Quindi dopo aver scritto una lista generale di obiettivi, al fine di creare la routine giusta per voi, scrivete la vostra classifica personale. Se brancolate nel buio potete farvi venire qualche idea sbirciando in un altro articolo di questo blog, cliccando qui.


Come studiare e mantenere la concentrazione

Prima di iniziare una sessione di studio consiglio vivamente di spegnere il cellulare, chiudere i social e disattivare i suoni delle varie notifiche su tutti i terminali. Tranquilli, potrete tornare alle vostre ossessioni durante le pause e/o una volta finita la sessione, se proprio lo desiderate. Inoltre consiglio di intervallare le sessioni con delle pause da 5 o 10 minuti in cui rilassarvi, eventualmente rispondere ai messaggi che avete ricevuto, prendere un caffè o quant’altro.
Un timer può risultare molto utile per gestire i tempi delle sessioni e delle pause. Attivatelo all’inizio per il tempo designato e alla fine, quando suona, chiudete l’argomento che state studiando al massimo entro un paio di minuti. Riprenderete l’argomento nella prossima sessione. Fate la vostra pausa, distraetevi qualche minuto e successivamente passate al prossimo argomento che avete inserito nel vostro programma.


Cosa studiare: le sei aree principali

Ho tratto dal testo Ready, Aim, Improvise di Hal Crook alcune idee per organizzare gli argomenti di carattere generale.

1 – TECNICA STRUMENTALE – esercizi su scale e arpeggi, sulla tecnica di pennata, studio delle tecniche di espressione come legati, slide ed altro, studi vari da metodi selezionati, sugli accordi, armonizzazione delle varie scale.

2 – TRASCRIZIONI – studio di soli e frasi, materiale preso dalle registrazioni, trasporto in varie tonalità.

3 – LETTURA – lettura a prima vista, e non, di melodie, parti ritmiche, partiture di brani, simboli degli accordi combinati ad una ritmica obbligata, strutture.

4 – REPERTORIO – selezionare brani al proprio livello e sul genere musicale che si sta affrontando.

5 – EAR TRAINING – esercizi di canto delle scale e delle melodie, riconoscimento e canto di intervalli, accordi, scale, ritmiche, riconoscimento degli accordi e delle loro concatenazioni.

6 – IMPROVVISAZIONE – campo vastissimo, forse il più difficile da organizzare in una routine con esercizi mirati, materiale da selezionare in base allo stile in cui si vuole migliorare.

A questi punti derivati dal già citato libro di Hal Crook, ne aggiungo uno personale dedicato al settore di noi chitarristi.

7 – ACCOMPAGNAMENTO – chi non vuole darsi da fare su questo punto si dia al sassofono! 🙂 A parte gli scherzi, la maggior parte del lavoro del chitarrista riguarda l’accompagnamento, quindi questo aspetto merita molto del nostro tempo.

Per ognuno di questi argomenti va costruita la propria serie di esercizi mirati e valutabili.


Lo stato di flusso

Teoricamente quando studiamo dovremmo entrare in quello che viene chiamato lo stato di flusso. Riprendo da Wikipedia la definizione:
E’ una condizione caratterizzata da un totale coinvolgimento dell'individuo costituita da focalizzazione sull'obiettivo, motivazione intrinseca, positività e gratificazione nello svolgimento di un particolare compito.
Si tratta di uno stato mentale che più o meno tutti abbiamo provato, per esempio da bambini quando abbiamo passato un'intera giornata a giocare con il nostro giocattolo preferito, o durante una gara agonistica. Va da sé che per raggiungere quesa condizione non ci può essere spazio per le nostre paranoie, che sono in generale dettate dall’ego. Il concetto dello stato di flusso è stato introdotto nel 1975 dallo psicologo Mihály Csíkszentmihályi, ed ha molto a che fare di quello di cui si occupa questo articolo, infatti è costituito dalla combinazione di questi fattori:

  • Obiettivi chiari
  • Concentrazione totale
  • Perdita dell’autoconsapevolezza: dissoluzione dell’ego dovuta al totale assorbimento nell’attività corrente
  • Distorsione del senso del tempo: l’esempio più evidente è quando abbiamo pensato “sono passate tre ore e non me ne sono nemmeno accorto….”
  • Retroazione diretta e inequivocabile: il soggetto ha una chiara percezione della propria azione
  • Bilanciamento tra sfida e capacità: l’attività non deve essere troppo facile ne troppo difficile
  • Senso di controllo totale della situazione
  • Piacere intrinseco nell’attività stessa: la sessione di studio dovrebbe essere gratificante, non frustrante
  • Integrazione tra azione e consapevolezza: la concentrazione è assoluta e l’azione avviene in modo naturale.

Quando si parla di apprendimento l'aspetto mentale non è assolutamente secondario, non si tratta solo di muovere le mani. Io stesso sono un musicista che ha passato un sacco di tempo a studiare tanto e male. Certo qualche frutto arriva lo stesso, ma si possono ottenere davvero risultati migliori se oltre al quanto e al cosa poniamo l’attenzione anche sul come studiare e creare la propria routine di studio.


Il rapporto con l'insegnante

Un'ultima considerazione, valida per tutti, ma soprattutto per studenti musicalmente giovani. La maggior parte ha bisogno di instaurare un buon rapporto con un insegnante per andare avanti nel proprio percorso. Il paragone più diretto che mi viene in mente è quello tra l'atleta e l'allenatore. Questo concetto è spesso applicabile anche a musicisti di lungo corso.

Bene, con questo articolo spero di avervi dato qualche spunto di riflessione utile per ottimizzare il vostro tempo dedicato allo studio della musica e del vostro strumento. Alla prossima.

Ciao!

fine
Luca Gelli -