Trattiamo le basi della notazione musicale, vediamo l'utilizzo delle chiavi e la collocazione delle note sul pentagramma.
La traduzione dei suoni in un sistema musicale organizzato e condivisibile è stato il passo decisivo per tramandare la musica con un metodo scritto. Un percorso che ci ha portato alla scrittura delle note sul pentagramma come la intendiamo oggi. In questo articolo tratteremo le nozioni necessarie al musicista di musica moderna (non classica, per intenderci) per capire i meccanismi di base della notazione musicale standard.
In un altro articolo abbiamo stabilito a grosse linee cosa è il suono e i suoi parametri fondamentali. Questa volta ci occupiamo invece di come vengono organizzati i suoni e come vengono scritti nel pentagramma. Per capire questa storia è sufficiente pensare alla musica come ad un linguaggio, ed in quanto tale è in continua evoluzione.
A seconda della cultura, delle vicende storiche e delle zone geografiche i suoni sono stati codificati e organizzati in una moltitudine di maniere. Nel mondo occidentale al fine di identificare i suoni siamo arrivati alla creazione dei nomi delle sette note che tutti conosciamo: DO, RE, MI, FA, SOL, LA, SI.
Le note a distanza di un'ottava
Queste note possono essere prodotte a varie altezze, raddoppiando o dimezzando il numero di vibrazioni che le producono. Per fare un esempio pratico la nota LA può suonare a varie altezze a seconda che venga prodotta a 440 Hz, 220 Hz, 880 Hz e così via. La distanza tra una nota e quella con lo stesso nome riprodotta con la metà o il doppio di vibrazioni è chiamata ottava. Nel nostro sistema musicale un’ottava viene divisa in dodici parti uguali, torneremo poi su questo punto. Intanto ascoltate la nota LA a 110, 220 e 440 Hz.
La numerazione delle ottave
Le ottave vengono numerate, in base a quelle presenti sul pianoforte, da 0 a 7. In realtà la tastiera del pianoforte inizia da una nota che sta più in basso rispetto al DO 0, cioè il LA -1, che si colloca vicino alla nostra soglia di udibilità (16 Hz). Il DO 0 è quello da cui inizia la prima ottava, il DO 1 è l’inizio della seconda ottava e così via. L’estensione completa del pianoforte si sviluppa quindi dal LA -1 al DO 7. Quest’ultimo si colloca a 4186 Hz. Nella figura seguente potete vedere l'estensione della tastiera a ottantotto tasti, nel file audio invece potete ascoltare il suono delle due note estreme del pianoforte.
Il DO 3 è chiamato DO centrale (130,81 Hz) ed ha questo suono.
Cos'è una scala?
L’insieme delle note appartenenti ad un’ottava costituiscono una scala musicale. Le scale possono essere costruite in una moltitudine di maniere e possono iniziare da qualsiasi nota. In generale possiamo affermare che una scala musicale è un sistema di divisione di un’ottava musicale in note collocate ad una certa distanza l’una dall’altra.
La scrittura musicale
La notazione musicale ha consentito il passaggio della musica dallo scrittore all’esecutore, ed ha subito molte modifiche nel corso della storia. In sostanza la scrittura delle note è equiparabile alla scrittura delle parole, ma con delle diversità, dal momento che dovrebbe comunicare all'esecutore tutte le caratteristiche del suono che rappresenta, cioè altezza, durata, ritmo, intensità.
Il sistema di notazione che utilizziamo oggi si è consolidato intorno al XVII secolo. In questo articolo ci concentreremo sulla rappresentazione delle altezze.
Le note sono dei piccoli simboli grafici di forma leggermente ovale che vengono collocati sul pentagramma, anche detto rigo musicale. Il pentagramma è un sistema di cinque linee parallele ed equidistanti, separate da quattro spazi.
Su questo pentagramma possiamo scrivere le note, in questo caso disposte dalla più grave alla più acuta.
Le chiavi e il pentagramma
All’inizio del rigo viene posto un simbolo, detto chiave. Le chiavi musicali stabiliscono il nome e l’altezza delle note. Nel sistema musicale alla base della musica classica le chiavi sono sette: soprano, mezzosoprano, contralto, tenore, baritono, basso e violino. Il sistema delle sette chiavi è chiamato setticlavio. In musica moderna le chiavi utilizzate per collocare le note sul pentagramma sono due: la chiave di violino e la chiave di basso, che sono quelle di cui ci occuperemo e che potete vedere qui sotto.
La nota di riferimento in chiave di violino è il SOL 3, posto sul secondo rigo.
La nota di riferimento in chiave di basso è il FA 2, posto sul quarto rigo.
Di conseguenza possiamo ricavare le note sul pentagramma nelle due chiavi.
L'endecalineo
Dividendo in due parti la tastiera del pianoforte rispetto al DO centrale otteniamo una parte delle note nella parte più grave e una nella parte più acuta. Possiamo rappresentare graficamente le due parti della tastiera sovrapponendo i due pentagrammi nelle due chiavi e ponendo nel mezzo una nuova linea. In questo modo si crea un sistema di undici linee chiamato endecalineo o endecagramma. La linea centrale crea altri due spazi, uno sopra e uno sotto, e viene scritta solo quando è necessario scrivere la nota su di essa. Questa nota rappresenta il DO centrale.
Come memorizzare le note
Per iniziare a leggere le altezze in modo fluido uno dei metodi più diffusi è quello di memorizzare inizialmente le note sui righi e negli spazi dei pentagrammi. Questo processo può essere svolto separatamente per le due chiavi.
I tagli addizionali
Nel caso sia necessario possiamo aggiungere dei tagli addizionali che fungeranno da estensione temporanea del pentagramma. I tagli addizionali possono essere utilizzati nelle singole chiavi o nell’endecalineo.
L’utilizzo dei tagli addizionali si rende necessario dal momento che il pianoforte si estende molto al di sopra o al di sotto delle due chiavi.
La presenza di molti tagli addizionali può però rendere difficoltosa la lettura. Per ovviare a questo problema sono stati creati dei simboli grafici per alzare o abbassare una o più note di una o due ottave. Vediamo alcuni esempi.
La confidenza con il nostro sistema musicale, le note e il pentagramma si raggiunge tramite il solfeggio parlato, che unisce al riconoscimento delle altezze anche il fattore riguardante la durata. Inizialmente la lettura può essere praticata senza tenere un battito regolare, in questo modo potremo prenderci il tempo necessario per riconoscere le note che stiamo leggendo.
La lettura musicale può essere portata anche ad un livello molto alto, tipica di molti musicisti classici, mentre nella musica moderna può bastare anche una infarinatura più “alla buona”. Resta il fatto che in ambito professionale, anche per quanto riguarda la musica moderna, un minimo di capacità di lettura è spesso richiesto. Non la ritengo indispensabile invece per chi vuole solo produrre la propria arte. Molti musicisti rock, pop, ma anche jazz non sanno leggere, o non sanno leggere in modo fluido, ma non per questo sono da considerarsi inferiori per quanto riguarda la propria espressione musicale. Nella storia ci sono moltissimi esempi a riguardo, basti pensare a Jimi Hendrix. Diciamo che è una scelta personale, dettata dalla propria curiosità, o dalla volontà di fare della musica il proprio lavoro.
Ciao e come sempre buono studio e alla prossima!