Cerchiamo le risposte ad alcune delle domande tipiche dei corsi di teoria musicale: quale è la differenza tra i semplici e quelli composti? Quante volte batte il metronomo nel 12/8? E nel 9/8? E come vanno scritti i valori delle note nei tempi composti?
Ormai sono parecchi anni che insegno teoria, solfeggio, armonia e ear training. Le domande in classe riguardanti tempi semplici e composti sono tra le più gettonate durante i corsi. Questa è uno degli argomenti che personalmente considero davvero chiarificatori per quanto riguarda molti concetti riguardanti il metro e il ritmo, la durata delle note e la loro notazione sul pentagramma.
La differenza tra i tempi semplici e i tempi composti
Per capire la differenza tra tempi semplici e tempi composti assicuratevi prima di avere ben chiari i concetti affrontati nell’articolo riguardante le misure, gli accenti, le suddivisioni dei movimenti, il battere e il levare.
La differenza tra i tempi semplici e i tempi composti sta nella suddivisione. Esiste una casistica abbastanza ampia, ma per cercare di essere chiaro affronterò solo i casi più comuni, quelli che troviamo abitualmente in musica moderna.
Il concetto base di per se non è complesso, ma ha molteplici conseguenze. Se in un brano i movimenti sono divisi in due parti siamo in tempo semplice, nel caso che invece le pulsazioni siano suddivise in tre parti siamo in tempo composto. Tanto per fare un paio di esempi presi dalla musica popolare la canzone Billie Jean di Michael Jackson è in tempo semplice mentre The Great Pretender dei Platters è in tempo composto.
I tempi semplici
Abbiamo già parlato dei tempi semplici nell’articolo riguardante le formazione delle misure, ma per capire meglio provate a fare così. Ascoltate il brano Billie Jean, tenete il tempo con la mano scandendo i quarti, basterà seguire i colpi di cassa e rullante delle prime battute. Poi cantate la scansione ritmica del basso. Dovreste ritrovarvi a cantare due note per ogni battito della mano. Questo è il tempo semplice. I tempi semplici più diffusi in musica moderna sono il 4/4, il 3/4 che per esempio è il tempo caratteristico del walzer, in misura minore è utilizzato anche il 2/4. Oltre a questi viene usato il 2/2, detto anche tempo tagliato. In quest’ultimo caso avremo due movimenti del valore di una nota da due quarti (minima) l’uno.
Il 4/4 e il 2/2
Esistono due simboli alternativi alla frazione che potete trovare negli spartiti per indicare il 4/4 e il 2/2, li vedete nella figura che segue.
Vedete che nel caso del 2/2 questa sorta di C è tagliata, da cui la dicitura tempo tagliato. Non ci addentreremo ora nello studio di questa simbologia, nel caso vi interessi potete fare una ricerca sul web e trovare facilmente le risposte che appartengono alla storia della musica.
Soffermiamoci un attimo sulla differenza tra il 4/4 e il 2/2. In realtà il contenuto delle battute è equivalente, ma il modo di tenere il tempo cambia. Questo perché appunto nel primo caso il metronomo batte quattro volte, ed ogni battito viene associato ad un quarto. Nel secondo caso invece batte due volte, ed ogni movimento vale una nota da due quarti.
Perché viene utilizzato il 2/2? In musica moderna viene usato soprattutto quando la velocità metronomica di un brano è particolarmente alta. Se un brano è a 200 BPM in 4/4, possiamo rilassare il conteggio del tempo dimezzandolo a 100 contando in 2/2. La sensazione ci sembrerà sicuramente meno “affrettata”. Per chiarirci maggiormente le idee vediamo due esempi che contengono lo stesso materiale ritmico, uno però scritto in 4/4 e uno in 2/2.
I tempi composti
Riprendiamo il ragionamento sui tempi composti. Nel caso precedentemente citato del brano The Great Pretender dei Platters potete ascoltare le suddivisioni del battito già nell’introduzione, sono gli accordi suonati dal pianoforte. Provate a battere il tempo con la mano ascoltando il brano, cantando ritmicamente le suddivisioni che saranno tre per ogni movimento. Questo è il tempo composto, detti nel linguaggio popolare anche tempi terzinati. I tempi composti più comuni in musica moderna sono il 6/8, il 9/8 e soprattutto il 12/8. In questi casi il numeratore indica la quantità di suddivisioni contenuti in una misura mentre il denominatore la loro durata.
Dobbiamo soffermarci su come vengono scritti in musica i tempi composti. Iniziamo il ragionamento partendo dal contenuto della battuta scritto nel metro, facendo l’esempio su quello più popolare per i tempi composti, ovvero il 12/8. In questo caso una misura contiene dodici figure ritmiche da un ottavo, raggruppate a gruppi di tre, quelle presenti per ogni movimento, o se preferite per ogni battito del metronomo. In 12/8 il metronomo quindi batte quattro volte.
La figura che coprirà la durata di un movimento è il quarto puntato. Se non vi ricordate la funzione del punto di valore andate all’articolo dedicato cliccando qui. In sostanza il punto aumenta la nota di metà del suo valore, nel caso del quarto quindi ne aumenta il valore di un ottavo. In questo modo otteniamo una figura ritmica del valore complessivo di tre ottavi, che è esattamente il contenuto di un movimento in 12/8.
Questo meccanismo nei tempi composti si ripete in tutte le figure e relative pause. Per cercare di mettere in chiaro questo concetto ecco tre esempi, rispettivamente in 6/8, 9/8 e 12/8. Provate a leggerli mentre ascoltate i file audio.
Corrispondenza tra tempi semplici e composti
Ad ogni tempo semplice corrisponde un tempo composto, e viceversa. L’elemento che lega un tempo semplice al suo corrispettivo composto è il numero delle pulsazioni. Per esempio il 12/8 è il corrispettivo composto del 4/4. In entrambi i casi il metronomo batte quattro volte. La pratica vi porterà semplicemente a ricordarvi i casi più comuni. Per il calcolo comunque potete ricorrere ad una formula matematica. Dato un tempo semplice possiamo ottenere il tempo composto corrispondente moltiplicando il numeratore per 3 e il denominatore per 2. Per ottenere un tempo semplice corrispondente ad un tempo composto faremo il contrario: divideremo il numeratore per 3 e il denominatore per 2.
Riepilogando, i casi più comuni utilizzati in musica moderna sono:
NOTA: il 6/4, corrispettivo del 2/2, è meno utilizzato degli altri, più spesso si ricorre alla scrittura in 6/8. Anche il 2/4, come già detto, non è un metro molto usato in musica moderna.
Il 3/8
Il 3/8 costituisce un caso particolare perchè può essere solfeggiato in due modi differenti. Una prima possibilità è quella di pensarlo come un tempo semplice in cui il metronomo batte tre volte ed ogni pulsazione ha il valore di un ottavo. Un altro metodo è quello di solfeggiarlo come un tempo composto in un movimento. La scelta dipende dal compositore del brano. Il riferimento è la figura posta accanto alla velocità metronomica. Se prima del numero vediamo la figura ritmica dell’ottavo dovremo leggere la partitura in tre movimenti e quindi saremo in tempo semplice, in questo caso il metronomo batterà tre volte. Se invece vediamo il quarto puntato dovremo pensare al 3/8 come tempo composto, in cui gli ottavi non sono l’unità di movimento ma la suddivisione. In questo caso il metronomo batterà una volta.
Arrivati a questo punto spero proprio di aver sciolto, se non tutti, almeno alcuni dubbi riguardo a questo argomento. In questo modo quando vi troverete a ragionare sulle differenze e sulle corrispondenze tra tempi semplici e tempi composti avrete, spero, qualche nozione in più. Ricordate che la pratica per assimilare questi concetti è il solfeggio ritmico o parlato.
Come sempre buono studio e alla prossima, ciao!