Una trascrizione e un adattamento gipsy per ukulele del piano solo contenuto nel brano La Felicità di Simona Molinari.
Due parole sull'ukulele
Sapevate che ukulele letteralmente significa “Pulce saltellante”?
Questo fu il nome che gli abitanti di Honolulu diedero a quel piccolo strumento a quattro corde che gli immigrati portoghesi suonavano mentre si dedicavano al lavoro nei campi di canna da zucchero nel 1800.
Divenuto molto popolare nel XX secolo grazie al suo utilizzo nei dischi di molti grandi artisti come Beach Boys, Beatles, Queen, negli ultimi decenni è entrato a gamba tesa nel business degli strumenti musicali grazie alle sue dimensioni molto piccole e al prezzo abbordabile.
Oggigiorno è utilizzato, oltre che come scacciapensieri, come strumento efficace per la propedeutica musicale, ma è anche apprezzato da molti chitarristi che ne hanno intuito il potenziale di “palestra portatile” e che grazie ad esso si tengono in forma per quel che riguarda visualizzazione ed esercizi meccanici.
Cresce inoltre sempre di più il numero di musicisti che decidono di dedicarsi ad approcci percussivi e di fingerpicking.
Del resto, stiamo parlando di una chitarrina con due corde in meno!
Esistono varie taglie in circolazione. Le più diffuse sono Soprano (l’ukulele per eccellenza, quello minuscolo per intenderci), Concerto, Tenore, Baritono e Basso. L’accordatura più diffusa è : Sol Do Mi La, dalla quarta alla prima.
Quello che utilizzo qui è un tenore con il Low G (Sol basso, quindi non cantino, come vorrebbe l’accordatura più tradizionale).
Fra i vari stili che mi è capitato di provare a tradurre sull’ukulele, il più divertente e quello che rende maggiormente onore alla traduzione originale della parola (pulce saltellante) è sicuramente il gipsy .
Il suono è secco e percussivo, perfetto per ritmiche con accordi staccati; il manico corto e stretto rende la tastiera il territorio ideale per l’esecuzione di arpeggi e di salti intervallari sulle varie corde. Ma attenzione.. lo spazio è poco e se i bpm sono elevati serve parecchio controllo.
La ritmica
Mi sono cimentato nella trascrizione del solo che compare nella canzone La Felicità di Simona Molinari riadattandolo sull’ukulele (in maniera non ortodossa). Il solo originale è del pianista statunitense Peter Cincotti.
La parte, a mio gusto, ci fornisce una bellissima dimostrazione di come muoversi da un accordo all’altro utilizzando arpeggi e porzioni di scale. Ho trascritto anche la parte ritmica perché ritengo che il lavoro che possiamo fare sull’accompagnamento e in generale sugli accordi venga prima di tutto.
Non proporrò in questa sede un analisi armonica/melodica che invece rimando ad un futuro apposito articolo.
Per quel che riguarda la sezione ritmica, la mano destra, o in generale la mano che esegue lo strumming, scivola sulle corde con l’indice un po’ piegato. Il punto ottimale dove posizionarsi è fuori buca, in direzione del manico, diciamo dove la tastiera incontra la cassa armonica. L’avambraccio rimane praticamente immobile, appoggiato al fianco della cassa armonica. A muoversi è solo il polso.
Questa è l’esecuzione rallentata della parte ritmica
La solista
Per la sezione solista, ho utilizzato un plettro jazz III. I puristi dell’ukulele probabilmente mi metterebbero al rogo per una cosa del genere, lo so. Ukulele e plettro?? Non si fa.
Ebbene sì, io l’ho fatto. E devo dire che se concordo pienamente con il dogma che vieta agli ukulelisti di impugnare un plettro per suonare accompagnamenti (che siano di strumming, arpeggi o altra natura), trovo che per alcune parti soliste il pick sia oltremodo vantaggioso in termini di agilità e nitidezza, soprattutto se lavoriamo a bpm elevati.
Ad ogni modo, sono convinto che ognuno debba trovare il suo approccio, che deve essere funzionale all’esecuzione.
Di seguito l’esecuzione rallentata della parte solista.
Buon saltellamento, alla prossima 🙂