In questa guida all'ascolto presentiamo 10 dischi fondamentali di rock blues da ascoltare. Una top ten cronologica per conoscere gli album e gli autori che hanno reso omaggio al blues e hanno influenzato il rock moderno.
Introduzione
Il rock blues è il risultato dell'incontro tra una nuova generazione di musicisti rock e la musica americana, blues e r&b: la black music statunitense che ha sedotto e inebriato i giovani inglesi dei primi anni 60, dando vita a quella che è considerata la genesi del rock moderno.
L'effervescente scena londinese di quegli anni divenne la culla di una sperimentazione musicale vasta e coraggiosa, il cui sviluppo negli anni, anche oltre oceano, ha costituito l'evoluzione del rock and roll.
Appare dunque chiaro che stilare una top ten dei dischi più importanti in un contesto cosi vasto sia impossibile, volendo mantenere un approccio oggettivo.
Ecco perchè ci limiteremo a fornire una guida all'ascolto mirata alla scoperta di 10 dischi di rock blues utili per approcciare questo genere e che possano aprire ad altri importanti ascolti in questo campo.
I 10 dischi fondamentali di rock blues da ascoltare è dunque una discografia di settore, redatta da chi scrive, non potendo evitare un certo gusto personale.
Il consiglio è quello di utilizzare questa lista per estendere la conoscenza di questo genere, ricco di innumerevoli capolavori per i quali la lista meriterebbe di essere ben più ampia; l'auspicio è che possa essere di forte ispirazione.
The Graham Bond Organisation – The Sound Of 65 (UK 1965)
Graham John Clifton Bond era un cantante, tastierista e sassofonista inglese, operante dai primi anni 60 fino al 1974, anno della sua morte.
E' da tutti considerato uno dei padri fondatori del british r&b e ha gettato le basi per lo sviluppo di una forma di rock blues tutta inglese.
The Graham Bond Organisation, poderoso ensemble di musicisti emergenti dell' epoca e capitanato dall'omonimo frontman, miscela sapientemente un sound caotico e vitale a brani cardine del blues americano, aggiungendo quello che potremmo definire un tocco europeo, creando sonorità ruvide e sporche, ma non prive di contaminazioni jazz.
La band comprendeva: Graham Bond: voce, hammond, sax Alto; Jack Bruce: basso elettrico, contrabbasso e voce; Ginger Baker: batteria; Dick Heckstall- Smith: sassofoni.
The Sound Of '65 è uno dei maggiori successi della band; una reinterpretazione di classici del blues e dei suoi grandi esponenti (Willie Dixon, Muddy Waters e Ray Charles), ma non mancano le proposte originali.
Un suono sicuramente grezzo e primordiale, si alterna ad ambientazioni più raffinate e jazzy, con arrangiamenti decisamente elaborati per una blues band.
John Mayall And The Bluesbreakers With Eric Clapton – Beano (UK 1966)
John Mayall è certamente uno dei massimi esponenti del british blues revival: un punto di riferimento per la musica inglese degli anni 60, oltre che il grande artefice della divulgazione del blues moderno in Gran Bretagna.
Il suo progetto, The Blues Breakers, può essere considerato una vera e propria accademia del blues; nei numerosi cambi di organico che segnano la carriera della band, si fanno le ossa alcuni dei musicisti che scriveranno la storia della musica rock blues in Inghilterra.
Tra le collaborazioni eccellenti intrattenute da Johyn Mayall, spicca quella con Eric Clapton, che sancisce l'incontro tra i due pionieri indiscussi del blues made in the UK.
Figlio di questo fortunato matrimonio musicale è il disco John Mayall & The Blues Breakers With Eric Clapton, dai fan ribattezzato “Beano”, per la copertina che ritrae Clapton intento a leggere il famoso fumetto.
L'intero album è un'intensa ed energica interpretazione di brani famosi del blues americano più qualche inedito, caratterizzata da una solida sezione ritmica, dove la struggente voce di Mayall è incalzata dalla chitarra di Clapton, potente, selvaggia e di certo elemento preponderante dell'intero disco.
Jeff Beck Group – Truth / Beck-Ola (UK 1969)
Jeff Beck è uno dei chitarristi maggiormente idolatrati della storia, uno dei nomi più autorevoli nella schiera di virtuosi della sei corde che l'Inghilterra dei sixties ha generato; questo al netto di uno stile ed una tecnica strepitosi, supportati da un tocco inconfondibile che da sempre influenza i giovani avventori della chitarra.
Nonostante il suo grande estro e versatilità gli abbiano consentito di sperimentare a lungo fuori da un puro contesto rock blues, il suo percorso parte attraverso gli Yardbirds, dichiaratamente i portavoce della musica afroamericana, a metà degli anni 60.
Nel corso della sua lunghissima carriera, ancora in atto, Jeff Beck realizzerà tantissimi album con altrettante formazioni, toccando i generi più disparati.
Per rimanere fedeli al contesto della nostra guida all'ascolto segnaliamo due distinti dischi che la discografia personale dell'artista ha però accorpato negli ultimi 20 anni, considerandoli un album doppio: Truth (1968) e Beck-Ola (1969).
Il primo è indubbiamente il disco più rock blues dell'intera produzione di Beck.
Il secondo rafforza ed indurisce il linguaggio del predecessore, costituendo il naturale prosequo di Truth.
Entrambi sottolineano il periodo di grazia di Jeff Beck ai tempi del J.B. Group, spalleggiato da un Rod Steward ed un Ron Wood ispiratissimi.
Johnny Winter- Second Winter (USA 1969)
Johnny Winter (al secolo John Dawson Winter) è un'autentica icona del texas blues e del rock blues.
Una carriera monumentale lo vede affermarsi anno dopo anno, album dopo album nel panorama internazionale dei virtuosi della chitarra blues.
Tanta è la considerazione che il mondo del blues nutre per lui, tante sono le collaborazioni eccellenti che riesce a firmare.
Basti pensare al disco d'esordio nel 1968 con Willie Dixon e Little Walter, vere e proprie leggende viventi della sua band, a spalleggiarlo.
Il texano albino che suona con Muddy Waters, come verrà apostrofato per essere stato ingaggiato nella band dell'autore di Mannish Boy, si impone da subito sulla scena americana.
Il secondo lavoro in studio, Second Winter del 1969, consacra il successo di J.W. a livello mondiale: un altro profeta del rock blues americano muove i suoi passi per sdoganare un genere fino a quel momento considerato di nicchia.
Disco consigliatissimo per tutti gli amanti della chitarra e non solo.
J.W. è il prototipo del chitarrista/ cantante rock blues: sregolato sul palco come nella vita privata.
Il costante abuso di droghe ne minerà la carriera più volte ma non riuscirà mai ad affossarla.
Ai posteri rimangono album gustosissimi e Second Winter è quello più emblematico.
The Allman Brothers Band – The Allman Brothers Band (USA 1969)
Considerati i pionieri del southern rock, i The Allman Brothers Band sono una delle più importanti testimonianze di come il rock blues, sviluppatosi in Inghilterra, sia poi sfociato nella scena americana con grandissimo impatto.
Quasi contemporaneamente ai "concorrenti anglosassoni" i musicisti d'oltre oceano creano un magnifico filone made in USA, riportando in un certo senso in patria qualcosa di profondamente legato al retaggio culturale statunitense.
La continua e reciproca influenza tra le due sponde dell'Atlantico è un punto cardine nello sviluppo del blues e della sua evoluzione: il rock blues appunto.
La band dei fratelli Allman ne è un fulgido esempio; iniziati alla musica da una forte passione per i traditionals afroamericani sviluppano un linguaggio molto personale, rielaborando i classici e delineando già da questo primo album un proprio preciso stile.
Da questo primo lavoro di esordio inizia un percorso repentino che culminerà nel leggendario concerto del 1971: The Allman Brothers Band Live At Fillmore East.
Nonostante una innegabile vena country e una spiccata propensione alla sperimantazione, la principale contaminazione musicale di Duane, Gregg e soci è indubbiamente il delta blues e il british blues revival.
Derek And The Dominos – Layla And Other Assorted Love Songs (UK 1970)
Derek And The Dominos è lo pseudonimo con il quale Eric Clapton firma un nuovo progetto musicale, immediatamente dopo il folgorante e tribolato periodo Cream.
Consacrato ormai come super star in Inghilterra e Stati Uniti, nasconde il suo nome per tentare di mantenere un certo anonimato ed essere libero di sperimentare nuove strade, distaccandosi dai lavori precedenti.
nel 1970 insieme a Jim Gordon (batteria), Carl Radle (basso) e Bobby Whitlock (tastiere) si trasferisce a Miami per lavorare al materiale inedito scritto in quegli anni, frutto di tribolazioni amorose e forti problemi di dipendenza da varie droghe.
La svolta del progetto è l'incontro proprio in Florida con Duane Allman, chitarrista e co-fondatore dell'omonima band, astro nascente della chitarra rock blues americana.
I due si intendono subito a meraviglia e sviluppano un'intesa immediata, dovuta al fatto che sono reciprocamente fans sfegatati uno dell'altro.
Seguono interminabili sessions notturne dove il super gruppo, formatosi quasi casualmente definisce i brani che verranno inseriti nell'unico studio album prodotto dalla band: Layla And Other Assorted Love Songs.
Le chitarre di Clapton e Allman si intrecciano in incalzani "botta e risposta": le atmosfere bluesy del primo, lo slide selvaggio e southern del secondo, generano un rock blues energico e struggente al tempo stesso.
Eric Clapton – 461 Ocean Boulevard (UK 1974)
Eric Patrick Clapton è uno dei musicisti più famosi della nostra lista.
Tale notorietà è sicuramente consolidata a livello mondiale, soprattutto grazie alle produzioni più squisitamente pop degli anni 80;
la sua carriera è senza dubbio una lunga storia d'amore tra lui e la black music americana che lo strega in giovanissima età e ne fa uno dei più importanti esponenti del rock blues di tutti i tempi.
Quando si parla di Eric Clapton e di rock blues, ognuno degli album che lo vede protagonista per più di un decennio da metà degli anni 60, potrebbe a pieno titolo essere incluso nella nostra lista: gli esordi con gli Yardbirds con cui si fa notare poco più che adolescente; i Bluesbreakers di John Mayall che lo rendono celebre; i Cream, il primo vero power trio della storia del rock con cui Clapton entra nella leggenda della musica psichedelica senza mai tradire la sua vena blues.
Ma abbiamo deciso di segnalare un disco solista; il primo dopo anni di interruzione forzata per riemergere dal baratro della droga dove era finito.
Il disco del grande ritorno sulle scene: 461 Ocean Boulevard del 1974, che segna lo spartiacque tra i lavori precedenti e la sua carriera negli anni a venire.
Blues, rock e reggae si miscelano in un prodotto musicale maturo e più consapevole, che si sgancia dal passato e preannuncia la linea degli album seguenti.
Il virtuoso della chitarra blues rivede il suo stile, puntando su melodie potenti a discapito della velocità esecutiva: concetto che porterà avanti con gli album successivi, specialmente Slowhand del 1977, famoso per contenere la famigerata cover di J.J. Cale, Cocaine.
Stevie Ray Vaughan – Texas Flood (USA 1983)
Nel genere del rock blues la figura del chitarrista è decisamente centrale ed ogni amante del genere sviluppa inevitabilmente le proprie preferenze; ma se c'è un chitarrista capace di mettere d'accordo tutti gli appassionati, questo è Stevie Ray Vaughan.
Nel corso della sua aimè brevissima carriera il chitarrista texano scrive pagine indelebili di storia della chitarra blues e rock.
Dapprima militando in alcune band della zona di Austin, successivamente accompagnandosi a Tommy Shannon al basso, Chris Layton alla batteria e Reese Wynans alle tastiere: i Double Trouble.
Con questo ensemble firma i quattro studio album che, non considerando le numerose compilations e dischi live, costituiscono la sua snella ma eccezionale discografia.
Il suo tocco inconfondibile, la sua tecnica sullo strumento, la sua voce fanno di questi dischi autentiche perle.
Memorabili sono anche le sue reinterpretazioni di alcuni classici di Jimi Hendrix come Voodoo Child e la versione strumentale di Little Wings.
Oggi presentiamo il suo primo lavoro, con cui nel 1983 si presenta al grande pubblico: Texas Flood. Se volete studiare su questo disco provate a dare un'occhiata qui.
Pur consigliando caldamente l'ascolto di tutta la produzione, comprese le performance live spesso assolutamente sorprendenti per la sua presenza on stage, possiamo dire che Texas Flood sia il biglietto da visita di SRV, disco assolutamente fondamentale per apprezzarne le abilità.
Gary Moore – Still Got The Blues (UK 1990)
Robert William Gary Moore è un' altro acclamato guitar hero.
Sebbene abbia saputo crearsi una carriera longeva e di tutto rispetto, non è mai approdato al mainstream musicale, rimanendo un'eccellenza di nicchia anche a causa di una vita altalenante.
Il chitarrista originario di Belfast, ma trapiantato a Dublino, si impone a inizio anni 70 proprio nella scena irlandese.
Dapprima con i suoi Skid Row, lasciati però improvvisamente per soddisfare l'esigenza di seguire una propria via solista.
Durante gli anni navigherà attraverso molte tipologie di rock; jazz rock, hard rock, arrivando quasi a sonorità metal, con la sua chitarra graffiante e la sua tecnica funambolica per la verità, a volte considerata lontana dal sound tipico del rock.
Ma di certo G.M. è stato capace di portare il blues elettrico e il rock blues a livelli altissimi, proponendo brani propri, riarrangiando alcuni evergreens, omaggiando i grandi autori e duettando con grandi nomi (come nel live con Albert Collins).
Oggi proponiamo il disco Still Got The Blues del 1990, nel quale la devozione di Moore al blues è testimoniata egregiamente: i fanatici del fraseggio virtuoso, anche se in chiave blues, non rimarranno delusi.
Gary Moore ci lascia diverso materiale da poter consumare non solo come mero ascolto musicale, ma anche come spunti didattici per approfondire un certo tipo di linguaggio sulla chitarra; tutto questo fino purtroppo alla sua scomparsa avvenuta 10 anni fa.
Jimi Hendrix – Blues (USA 1994)
Jimi Hendrix è considerato un precursore del rock moderno ed un pioniere nel campo della chitarra elettrica, nonché il padre artistico di molti dei moderni guitar's heroes.
L'impatto di questo personaggio, sulla musica dell'epoca e l'influenza che ha esercitato sulle successive generazioni di artisti è enorme e il tutto assume un aspetto ancor più sorprendente se si considera la scarna produzione musicale di Hendrix, concentrata in 4 Album, dal 1967 al 1970 anno della sua prematura scomparsa.
In questo piccolissimo lasso di tempo, Hendrix compie una repentina e folgorante scalata al successo, affermandosi a livello mondiale e facendosi idolatrare dal pubblico, che lo vede come un grande innovatore ed uno strumentista impareggiabile.
Ognuno degli album di Hendrix potrebbe essere inserito a pieno titolo nella nostra lista rock blues.
Decidiamo tuttavia, pur consigliandone l'ascolto, di lasciare da parte gli album della J.H. Experience per segnalare questa raccolta: una compilation dei brani a più stretta connotazione blues, una fantastica reinterpretazione dei grandi classici americani in chiave Hendrix; uno splendido omaggio dell'artista alla musica e agli autori che lo hanno suggestionato.
Considerazioni finali
Si conclude qui la nostra guida all'ascolto dei 10 dischi fondamentali di rock blues da ascoltare ma, come detto in precedenza, tanto ancora si potrebbe dire a riguardo. Se volete fare pratica con qualche lick provate a dare un'occhiata qui.
Moltissimi nomi eccellenti meriterebbero di essere menzionati sia seguendo un percorso storico, sia volendo concentrarsi su artisti di più recente ribalta.
Questo è in parte dovuto al fatto che tanti autorevoli esponenti si sono via via allontanati dal contesto rock blues, diversificando e specializzandosi in altri generi.
La nostra lista dunque si rifà a quei dischi che hanno indubbiamente influenzato i grandi musicisti del settore di ieri, di oggi e c'è da scommetterci, di domani.
Ecco perchè non possiamo non citarli in una sorta di menzione speciale, proprio per stimolare ulteriori ascolti che possano accrescere la conoscenza di progetti musicali assolutamente degni di nota:
ZZ Top – Rio Grande Mud (USA 1972)
Robben Ford - Talk to Your Daughter (USA 1988)
Keb' Mo' – Keb' Mo' (USA 1994)
Popa Chubby - Booty And The Beast (USA 1995)
Scott Henderson – Tore Down House (USA 1997)
Joe Bonamassa – Dust Bowl (USA 2011)
Eric Gales - Middle Of The Road (USA 2017)
E questo solo per citarne alcuni.