Il 24 settembre del 1991 usciva uno dei dischi rock più importanti degli ultimi trent’anni, capace di infliggere una scossa alla cultura pop di quel periodo e di scuoterla dal torpore in cui era sprofondata. Nevermind, secondo album in studio dei Nirvana, riportava in primo piano il rock indipendente trasportando con se quei fermenti noise-grunge che, da tempo incubati dalla scena underground di Seattle, trovavano nei Nirvana la loro forma di espressione più illuminata.
Trent’anni di Nevermind dei Nirvana
Nevermind, secondo album dei Nirvana, costituisce uno dei passaggi più importanti della breve ma intensa ascesa musicale del gruppo. Complice anche il grande impatto che canali come Mtv ebbero per la diffusione della loro musica, con la pubblicazione del singolo Smell Like Teen Spirit i Nirvana vedevano dischiudersi le porte del successo internazionale. Con più di 400 mila copie vendute alla settimana, il singolo diventa storia già all’alba della sua uscita.
Gran parte dei brani contenuti in Nevermind hanno in comune un elemento fondamentale capace di imporre la band all’attenzione di un pubblico mondiale. Ossia melodie orecchiabili e immediate, incastonate, quasi come gemme, in un contesto alternative-rock di grande freschezza. Forse proprio questa forma di contaminazione era ciò che aveva assicurato ai Nirvana la vetta delle classifiche mondiali. Il rock riconquistava così il ruolo di protagonista e al tempo stesso di antagonista di una produzione commerciale sempre più sbilanciata verso la dimensione del profitto e meno verso quella artistica ed umana.
Ad un primo impatto, si rimane folgorati dalla potenza dei ritornelli di Smell Like Teen Spirit, In Bloom, Come As You Are e Lithium, messi in risalto dalla asciutta e malinconica essenzialità delle strofe. Proseguendo l’ascolto del disco, colpisce profondamente anche l’acustica Polly che trasuda tutta la dolcezza amara e la vena lirica di Kurt Cobain; del tutto agli antipodi rispetto a brani come Territorial Pissings, che scaraventa nuovamente l’ascoltatore nel contesto primigenio del punk più grezzo.
Il grunge rock dei Nirvana
Quando parliamo di Nirvana parliamo di grunge rock, un genere di rock alternativo nato alla fine degli anni Ottanta dalla sottocultura underground di Seattle e sviluppatosi negli anni Novanta.
Come al solito, non è mai facile descrivere un genere avvalendosi di categorizzazioni nette. Di fatto il termine grunge ha implicazioni ampie che si estendono fino a racchiudere le complesse sfaccettature culturali di un’intera generazione.
Il suono spesso distorto e grezzo delle chitarre elettriche dei Nirvana aveva delle oggettive affinità con il punk rock dei decenni precedenti, seppur declinato con un approccio ancora più scuro, vicino alle ruvide e cavernose sonorità dell’heavy metal. Se si aggiungono poi urla, feedback di chitarre distorte, nonché lo spleen disperato, la malinconia e la furia autodistruttiva di una gioventù in caduta libera; ecco pronta la ricetta di un ordigno prossimo a deflagrare e a proiettare le sue schegge su un intero movimento culturale.
Possedere i giusti ingredienti non è, però, sempre sufficiente alla perfetta riuscita della ricetta. Ed è qui che sta il grande merito dei Nirvana e di un album come Nevermind. Una perfetta miscela di orecchiabilità pop e cattiveria noise-grunge-punk, che lo stesso Kurt Cobain ammetteva di aver estrapolato da due delle sue principali influenze musicali del periodo quali Pixies e Melvins.
La registrazione di Nevermind
Il disco Nevermind venne registrato dal produttore Butch Vig per l’etichetta Geffen. Una major che aveva inglobato l’etichetta indipendente Sub Pop, cui si doveva il lancio dei Nirvana e del loro primo disco, Bleach, nel 1989. Stessa casa discografica che aveva peraltro contribuito in modo significativo alla diffusione del grunge di Seattle. Allo stesso modo di altre etichette indipendenti, come Motown, Stax e Atlantic, per la diffusione della cosiddetta black music americana degli anni 60.
Le particolari sonorità di Nevermind vanno in parte attribuite proprio alla curatela discografica di Butch Vig; capace di dare una nuova veste al grezzo e sporco garage rock del precedente Bleach. Merito del suono profondo ed aggressivo di Nevermind risiedeva anche nell’ingresso nella band di Dave Grohl. Attualmente leader e fondatore di una delle band rock più famose del mondo, i Foo Fighters (qui un articolo dedicato). Alla vigilia delle registrazioni, il batterista poco più che ventenne subentrava a Dale Crover, a sua volta sostituto momentaneo di Chad Channing.
Con Kurt Cobain, Krist Novoselic e Dave Grohl nasceva uno dei power rock trio forse tra più incisivi della storia della musica.
La Copertina
A consacrare Nevermind come uno dei dischi fondamentali della storia del rock fu, insieme al suo spessore musicale, anche la peculiare iconografia della sua copertina.
Lo scatto del fotografo Kirk Weddle, esperto ed appassionato di immersione subacquea oltre che di fotografia, immortala un neonato nudo, avidamente proteso verso una banconota da un dollaro appesa ad un amo. Un’immagine non casuale, ma pienamente rispecchiante lo spirito polemico ed anticonformista del grunge. Una critica caustica ad una società capitalistica fondata sul profitto e sul feticcio del denaro, incapace di risparmiare anche l’innocenza dell’infanzia.
Un epilogo amaro
Nevermind si associa purtroppo anche alla tormentosa escalation emotiva di cui Kurt Cobain fu il principale e tristemente noto protagonista. Il 5 aprile del 1994, all’età di 27 anni, si toglieva la vita sparandosi un colpo di fucile alla testa.
Insieme alla breve storia dei Nirvana, la morte di Kurt Cobain si accompagnava parallelamente anche al progressivo declino del movimento grunge; o almeno di quel grunge che maggiormente aveva coagulato le più aggressive influenze noise e punk dello scenario musicale alternativo degli anni Ottanta e Novanta.