Scritto da: Alessio Lottero - Categorie: recensioni / tutto il resto

Harvest, il capolavoro folk rock di Neil Young compie 50 anni

In occasione del suo cinquantenario rendiamo omaggio ad Harvest, disco iconico dell'ultimo hippie sognatore: Neil Young


Introduzione

Harvest cinquantenario

Neil Young è quello che si dice un' autentica leggenda vivente: attivo sin dai primi anni sessanta, continua a calcare le scene internazionali.
Nella sua lunghissima carriera ha firmato brani considerati veri e propri inni di un cantautorato anticonformista e anticommerciale dai contenuti scomodi e spesso criticati.
Il suo impegno nel sociale e la sua perpetua accesa contestazione della società statunitense a cavallo tra gli anni sessanta e settanta possono dirsi stoici.
Pioniere di un rock folk dai contenuti tutt'altro che frivoli, Neil Young ha sempre difeso una propria incrollabile onestà intellettuale, incurante delle conseguenze commerciali.
Nonostante la forte presa di posizione su argomenti scottanti, decisamente controproducente ai fini del mercato discografico, ha sempre avuto un enorme seguito di pubblico.
I suoi testi impegnati, uniti ad un' personalissimo timbro vocale e ad una chitarra ruvida e autentica; ne costituiscono l'inconfondibile marchio di fabbrica, attraverso i vari decenni e stili trattati.
Neil Young è un lupo solitario, nella vita e sul palco: nonostante gruppi storici e collaborazioni leggendarie è sempre stato considerato il solista di un filone musicale alternativo che ha contribuito a creare in prima persona.
Una produzione vasta ed eterogenea, la sua, capace di spaziare dal folk e il country acustico al rock psichedelico, fino ad un hard rock minimale ed asciutto.
Questo dinamico percorso tra gli stili si sviluppa in decenni di ricerca musicale, supportata da incontri con artisti a lui contemporanei che gli saranno fondamentali.
Oggi celebriamo, nell'anno del suo cinquantenario, uno dei dischi emblema dell'artista canadese, tra i più significativi della sua carriera, proprio per la sua peculiarità rurale ed intima.
Harvest: il capolavoro di Neil Young; un classico del folk rock.


Neil Young

Neil_Young

Considerato uno dei più importanti protagonisti della scena rock folk statunitense, Neil Percival Young nasce però a Toronto il 12 Novembre 1945.
Curioso dunque come uno degli artisti cardine della musica americana di tutti i tempi, sia in realtà canadese.
Si sposta molto presto negli Stati Uniti, per la precisione a Los Angeles, dove giovanissimo dà vita ai Buffalo Springfield, band in cui militerà per due anni a partire dal 1966, a fianco di Stephen Stills.
E' questo il vero esordio di Neil Young, che lascia subito il segno nella scena di allora, spiccando per un sound personalissimo e per una schiettezza di contenuti quasi brutale.


C,S,N,&Y

A questa prima esperienza segue un periodo solista in cui da alla luce il suo disco omonimo (1969); contraddittorio momento di transizione che sfocia nella nascita, lo stesso anno dei Crazy Horse, la band con cui calcherà palchi sempre più importanti.
Il 16 Agosto del 1969 Neil Young debutta con la più significativa e importante collaborazione della sua carriera.
Riunendosi al vecchio collega Stephen Stills, a David Crosby e a Graham Nash nell'ambizioso progetto che porta il nome di questo ensemble: Crosby, Stills, Nash & Young.
Il gruppo raggiunge un immediato successo e firma dischi di assoluto prestigio (Deja vù ad esempio) oltre a canzoni dal impegno sociale e politico encomiabile per quell'epoca di profonda protesta e contestazione.
Ohio, ne è un esempio: un brano ispirato dai sanguinosi fatti del maggio del 1970 alla Kente State University.
L'individualità di Neil Young e il suo desiderio di proseguire la carriera solista si accentua; coadiuvato dai crescenti attriti e la competizione con Stephen stills per il ruolo di headliner.
I due rimarranno amici e continueranno a lavorare insieme, anche nel disco che stiamo prendendo in esame.
Neil Young consolida dunque un suo percorso fatto di autorevoli collaborazioni, ma sempre lasciando trasparire la sua spiccata vena solitaria.
Ancora oggi Neil Young continua a scrivere e performare musica, come fatto da quel momento sino ad ora, fiaccato dagli acciacchi di salute ma non dandosi mai per vinto.


Harvest: la recensione del disco

Harvest: Neil Young

Harvest viene pubblicato nel Febbraio del 1972 e raccoglie ampi consensi, sebbene non manchino critiche ai testi, schietti e ironici di Young, che in Harvest affronta temi disparati.


In un contesto folk rock che sfocia sovente nel country, Neil Young approccia a tematiche leggere e poetiche, per poi convergere su argomenti scottanti e a lui vicini. Il disco si apre nei primi brani con un richiamo alla semplicità ed un ritorno alla natura, figlio della forte connessione dell'autore ad un contesto campestre.
Le liriche si fanno via via piu personali e sensibili, con richiami alle esperienze giovanili di Young, fino alle esperienze negative del periodo antecedente al disco.


Il contesto

La nascita di Harvest è un inesorabile susseguirsi di avvenimenti. Anche la scelta dell'ensemble per la registrazione e lo stile non sono casuali.
Young forma una band ex novo, reclutando musicisti country che ribattezzerà Stray Gators, con cui delinea il sound dell'intero album.
Gli strascichi di un grave infortunio alla schiena, per cui sarà a lungo costretto ad indossare un tutore, scandiscono la stesura dell'album e ne influenzano inevitabilmente il mood.
Ma gli arrangiamenti sono decisamente indovinati, sia nei brani più tradizionali, sia con quelli più distanti dalle classiche atmosfere folk.
Ospiti importanti fanno capolino nell'album: I vecchi colleghi Stephen Stills e David Crosby; Graham Nash e James Taylor.
Oltre alla London Symphony Orchestra in alcune splendide orchestrazioni nei brani A Man Needs A Maid e There's A World.

All'interno del disco alcuni brani che hanno fatto la storia, oltre che la fortuna, della carriera di Neil Young e che sono i cavalli di battaglia di Harvest:
Old Man, con il suo famoro strumming iniziale che richiama a episodi del passato; Heart Of Gold che è la sintesi perfetta dello stile voce/ harmonica/ chitarra di Neil Young.
Infine Niddle And The Damage Done dove Young affronta il drammatico tema della dipendenza da eroina, ispirato dalle vicende personali di alcuni membri dei Crazy horse.
Già dalle prime note di Out On The Weekend capiamo esattamente l'atmosfera che, pur proponendo dinamicità e differenze sostanziali tra i diversi brani, si respirerà per tutto l'album.
Neil Young gestisce magistralmente la regia del tutto, creando una situazione familiare bencheè mai scontata, ma non per questo priva dei suoi tratti salienti.



Il retroscena: Alabama, la canzone che fece arrabbiare i Lynyrd Skynyrd

Tra i brani più significativi dell album troviamo la traccia 8: Alabama.
Alabama è fondamentalmente una ballad country ma con un arrangiamento sapiente, sia strumentale che canoro.
La chitarra elettrica è quella graffiante di Neil e gli inserti corali sono in perfetta chiave C,S,N,Y.Non a caso le due voci addizionali nel brano, cosi come in altri nell'album, sono proprio di Stephen Stills e David Crosby.
Ma è il contenuto del testo che suscitò, alla pubblicazione, scalpore e si fece addirittura nemici illustri.
"I come to you and see all this ruin/ What are you doing Alabama?
You got the rest of the union to help you along/ What's going wrong?"
Il testo è una chiara provocazione nei confronti dell'Alabama di quei tempi, del suo pensiero generale, ancora legata a segregazione raziale e invischiata nel Ku Klux Klan.
Neil Young riprende il concetto di arretratezza intellettuale e di intolleranza degli stati uniti del sud, già introdotto in Southern Man, brano dell album precedente: After The Gold Rush.
Ovviamente tutto questo non mancò di sollevare un vespaio e molti furono i contestatori di Young e del suo operato.
Parlando di illustri antagonisti nella vicenda, non possiamo non citare i Lynyrd Skynyrd, gia menzionati su queste pagine come nome emblematico del southern rock.
La risposta avviene addirittura tramite la loro canzone più popolare, scritta con grande attaccamento alle loro origini, in risposta alla critica di Young:
"Well I heard Mister Young sing about her/ Well I heard ol' Neil put her down
Well I hope Neil Young will remember/ A southern man don't need him around anyhow.



Considerazioni finali

folk rock

Ben 50 anni sono trascorsi dalla pubblicazione di Harvest e molti sono stati i cimenti musicali successivi di Neil Young.
Malgrado il tempo trascorso i contenuti rimangono, talvolta in senso negativo, molto attuali: la chiave di lettura utilizzata su molti temi rimane ad oggi efficace.
I rimandi al razzismo radicato nella società americana dell'epoca trova purtroppo riscontro tutt'oggi.
Nel frattempo Neil Young è divenuto negli anni un punto di riferimento per molti artisti della scena rock internazionale, fornendo spunto e ispirazione a molti grandi.
Precursore della scena grunge a detta di molti, è idolatrato da super stars del calibro dei Pearl Jam, con cui ha varie volte collaborato.
I vari momenti del suo percorso entrano nella storia: il successo dei suoi Crazy Horse e l'indelebile partecipazione al super gruppo C,S,N,Y rimangono le punte di diamante della sua carriera.
In questo prolifico contesto Harvest assume un ruolo speciale ed esclusivo. L'album è un capitolo unico e specifico di un artista che non ha mai sopito la sua voce.
Nelle sonorità oltre che nei contenuti, Harvest rimane un album scomodo ma confortevole; arrabbiato sebbene morbido; struggente e malinconico ma capace di momenti leggeri e distesi.
Trattato perfetto per sintetizzare la figura di Neil Young: contestatore romantico.
L'ultimo ostinato hippie sognatore.

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Alessio Lottero -