Secondo appuntamento con i brani intramontabili, che hanno fatto la storia del rock e sono rimasti nell'immaginario collettivo
Introduzione
In questa seconda puntata dei riffs celebri di classic rock, ampliamo la panoramica sui brani che hanno contribuito a consolidare questo genere nel nostro immaginario collettivo, rendendolo senza tempo e immune ai cambi di moda e direzione. A caratterizzare gli evergreen del genere, sono da sempre, i riffs principali di tali brani, capaci di renderli riconoscibili fin dal primissimo ascolto e indelebili nella memoria degli ascoltatori. Chi si fosse perso la nostra precedente lista, con i primi 10 grandi riffs, può trovarla qui.
Chuck Berry: Johnny B Goode (1958)
Chuck Berry è il pioniere della chitarra rock and roll, colui che tra i primi sviluppò il genere, modificando la matrice di blues urbano tanto in voga all'epoca nella east coast americana. Il chitarrista di Saint Louis è stato fonte di ispirazione per più di un nome illustre della sei corde rock. Angus Young, leggendario chitarrista degli ACDC già sulla nostra lista, ha sempre omaggiato Berry nei suoi live, riproponendo il suo celebre "duck walk". Chuck Berry è anche uno dei più prolifici artisti della scuderia Chess Records, la storica etichetta discografica di Chicago, di cui abbiamo parlato nell'articolo dedicato a Howlin' Wolf. A lui il merito di risollevare le sorti commerciali dello studio in un momento di crisi, con i suoi classici del r&r. A Leonard Chess invece, il merito di impiegarsi costantemente per tirare fuori Berry dai suoi cronici problemi con le autorità.
Sotto la Chess Records, Chuck Berry firma alcuni dei suoi capolavori, miscelando il linguaggio blues e country a ritmiche e sonorità tutte nuove. Un brano sugli altri, fa la fortuna di tutti quelli coinvolti nella sua produzione: Johnny B Goode. Indubbiamente uno dei rock and roll più noti di sempre, proprio grazie al suo riff d'introduzione, che somiglia più ad un lick, tra i primi soli di chitarra tentato dagli avventori della chitarra rock d'ogni generazione. Parlando di riffs celebri, questo è davvero il prototipo 0.
The Stooges: I Wanna Be Your Dog (1969)
Tratto dal loro primo studio album, questo brano è sicuramente tra i più famosi degli Stooges e tra i classici intramontabili della carriera di Iggy Pop. Abbiamo già parlato dell'importanza di questo personaggio per lo sviluppo di un certo filone underground del rock, oltre che nella genesi del genere punk. Iggy Pop e i suoi Stooges hanno contribuito alla creazione di una scena punk rock tutta americana, che ha saputo contrapporsi al ben celebre filone inglese. In questo articolo abbiamo accennato alla contesa di paternità del genere, da parte delle due scuole.
I Wanna Be Your Dog si apre con un riff di chitarra acido, che prosegue all'infinito: una sorta di ostinato alienante che si ripete perpetuo, enfatizzando la sfrontatezza delle liriche del frontman. E' il sound aspro, che caratterizza l'intero album d'esordio e tutta la produzione di Iggy e soci; questo brano in particolare segna l'ingresso degli Stooges sulle scene americane di fine anni sessanta.
Free: All Right Now (1970)
I Free sono un gruppo attivamente coinvolto nella creazione della scena rock londinese di fine sixties. Nonostante una carriera brevissima, interrottasi nel 1971 all'apice del loro successo, riescono a firmare alcuni momenti significativi della scena inglese. A fare la fortuna di Paul Rodgers e compagni è la storica apparizione al festival dell'isola di Wight del 1970 e l'uscita del terzo disco della band: Fire And Water. Proprio questo album ospita quello che rimane il loro brano di maggior successo: All Right Now.
Quello di All Right Now è uno dei riffs celebri dell'onda british di rock psichedelico; un intro semplice ed efficace che apre ad uno degli inni di quel fremente periodo musicale. La voce di Rodgers, considerata dai fanatici del rock inglese come una delle più significative, è l'inconfondibile caratteristica dei Free. In un momento così prolifico e ricco di alternative, alla band va il merito di essersi ritagliata un posto nella storia, anche e soprattutto grazie a All Right Now.
Black Sabbath: Paranoid (1970)
Vere e proprie icone del classic rock, i Black Sabbath sono considerati tra i padri fondatori del filone più "spinto" del genere, al pari dei Led Zeppelin e dei Deep Purple. Questo grazie anche ad un alone di occulto, per cui la band è ancora oggi additata come l'artefice della nascita del black rock. Ozzy, Tony, Bill e Geezer propongono un sound esoterico e particolarissimo, presentando ognuno un peculiare stile nel proprio ruolo. La cosa evidente è evidente sin dal primo album omonimo, pubblicato nel 1969: i Black Sabbath si impongono sulla scena, rimescolando le carte in tavola. Per chi volesse approfondire la conoscenza di questo disco essenziale, segnaliamo questo articolo.
Ma il brano in esame nella nostra lista è invece il main title del secondo lavoro in studio della band: Paranoid. Parlando di riffs celebri, quello con cui la chitarra di Tony Iommi apre il brano non può che finire con merito nella nostra lista; un vero classico, che varrà alla band inglese, un posto nell'Olimpo dei gruppi fondamentali del rock.
Jethro Tull: Aqualung (1971)
Avendo trattato spesso lo scambio tra la scuola americana e quella inglese, nel delineare il classic rock, il nome dei Jethro Tull è comparso spesso nelle nostre rubriche. La band di Ian Anderson è un caposaldo della musica britannica, e autrice di autentici evergreen. Capolavori atti a caratterizzare una carriera monumentale, segnata da frequenti cambi di stile e da una ricerca musicale fervida, sempre però connessa alla tradizione. In più di 50 anni di attività i Jethro Tull produrranno alcuni importantissimi album, espandendo la loro fama ben oltre i confini europei.
Il brano della nostra lista è probabilmente il più famoso della band, incluso nel disco che li ha consacrati a fenomeno classic rock internazionale: Aqualung. Abbiamo avuto modo di celebrare il cinquantenario di questo straordinario album, in questo articolo. Il chitarrista storico del gruppo, Martin Barre, è l'artefice del celebre riff del primo brano e ne firma anche il bellissimo assolo centrale.
The Knack: My Sharona (1979)
La scarna produzione di The Knack, non permette certo di dilungarsi in dettagli particolari. Nonostante ciò, alla band californiana va riconosciuto il merito di aver firmato uno dei brani più famosi del rock americano a cavallo tra gli anni settanta e ottanta. Il gruppo, capitanato da Doug Fieger, produce in circa un ventennio 6 dischi in studio di alterne fortune. Ciò senza mai riuscire a replicare il successo del primo album o, per meglio dire, del primo singolo in esso contenuto.
Get The Knack è il primo studio album della band di Los Angeles; al suo interno troviamo la traccia che, quasi unicamente, è responsabile del successo commerciale di The Knack: My Sharona. Sebbene il singolo sia stato pubblicato nel 1979, My Sharona è da sempre considerato un must del rock statunitense anni ottanta, grazie a un riff tra i più noti nell'immaginario collettivo, spesso usato come colonna sonora del periodo e spunto per gruppi postumi, che si affermeranno sulla west coast americana.
Yes: Owner Of A Lonely Heart (1983)
Gli Yes sono la band che , insieme a Genesis e King Crimson, formano il cosiddetto triangolo del british prog. Sebbene abbiano un approccio stilistico distante dalle altre due realtà citate, gli Yes ne condividono la stessa indubbia importanza, nella costruzione del genere. Propongono uno stile unico, caratterizzato da arrangiamenti elaboratissimi e ridondanti, impreziositi da numerosi virtuosismi individuali che ne suggeriscono le abilità strumentali. Durante gli anni, il gruppo pubblica molti album entrati a far parte della discografia ufficiale del progressive inglese. Il rinnovamento di organico e dello stile avviene nei primi anni ottanta, con l'avvento di Trevor Rabin, che contribuisce a rinverdire lo sound della band. Figlio di questa rifondazione è il disco, uscito nel 1983, 90125, che viene lanciato dal singolo che proponiamo oggi.
Owner Of A Lonely Heart è il brano del restauro degli Yes, della contaminazione pop e del tocco stilistico di Rabin. Grande successo commerciale e simbolo della produzione anni ottanta degli Yes, sarà l'unico brano della band ad accaparrarsi il primo posto delle classifiche USA e certo ciò e' dovuto al riff iniziale, che lo rende riconoscibile fin dai primi secondi di ascolto.
Dire Straits: Money For Nothing (1985)
I Dire Straits sono il gruppo che consegna al mondo la grandezza di Mark Knopfler, chitarrista scozzese tra i più noti ed apprezzati di sempre. L'inconfondibile tocco fingerstyle di Knopfler caratterizza l'intera discografia della band, regalandoci lampanti esempi di classic rock. Sultan Of Swing, Romeo And Juliet, Lady Writer, Tunnel Of Love sono alcuni dei grandi successi di Mark e soci. Il gruppo ottiene, dopo una lunga e severa gavetta, un successo strepitoso fuori e dentro il Regno Unito, all'inizio degli anni ottanta. Ma il grande riconoscimento, quello internazionale e statunitense in primis, arriva nel 1985, con l'uscita di Brothers In Arms. I singoli designati al lancio dell' album sono molti e tutti destinati ad accrescere la fama della band; uno in particolare diventerà epocale ed è quello al centro della nostra lista.
Quale se non quello di Money For Nothing può dirsi uno dei riffs celebri del rock pop anni ottanta? E' l'esempio tipico di aggancio strumentale, che inchioda l'ascoltatore e rimane impresso nella mente. All'interno del brano, anche una collaborazione eccellente con Sting, ospite addetto ai backing vocals.
Nirvana: Smells Like Teen Spirit (1991)
Anche il rock più recente ha saputo regalarci alcuni dei riffs celebri della sua storia; e non bisogna certo faticare per trovare testimonianze eccellenti, temporalmente più vicine a noi contemporanei. I Nirvana incarnano a meraviglia il cliché di rockers incorreggibili, impegnati nell'elaborazione di sonorità nuove e coraggiose, a discapito del livello tecnico dei singoli musicisti, troppo spesso autoreferenziale in altre realtà. Il trio di Seattle è da sempre considerato, malgrado la sua nota avversione per le etichette, l'inventore del grunge. Kurt Cobain, Dave Grohl e Krist Novoselic, nell'organico considerato definitivo, sono gli osannati pionieri di questo genere ruvido e diretto.
Se i Nirvana sono i padri del grunge, Smell Like Teen Spirit , brano di apertura di Nevermind (1991), è probabilmente l'inno di questo stile. A farlo prevalere su altri successi della band, considerati imprescindibili, è decisamente il celeberrimo intro di chitarra di Kurt. Ennesimo esempio di come un riff potente ed incisivo possa rendere un pezzo intramontabile e trasformarlo in un cardine generazionale.
Pearl Jam: Alive (1991)
Da sempre refrattari al ruolo di band grunge anti-Nirvana, i Pearl Jam sono un'altra solida realtà della scena di Seattle, tra i punti fermi del rock amercano degli anni novanta. La band, capitanata da Eddie Vedder, ha in effetti sempre rimescolato le caratteristiche del proprio sound, sfociando nell'hard rock e nel folk. Al contrario dei Nirvana, la cui carriera è stata stroncata dalla tragica morte di Cobain, i Pearl Jam non si sono mai femati, pubblicando molti studio album e impegnandosi in infiniti tour mondiali.
Il loro disco di debutto, Ten (1991) li consegna alla notorietà, offrendo un' alternativa più soffice allo spigoloso grunge in voga, risultando a detta di qualche irriducibile appassionato, un po melensi. Ai posteri l'ardua sentenza; inopinabile è però il grande successo che la band ottiene già dal primo lavoro. Merito di questo, è il singolo di maggior impatto: Alive. Come negli altri casi trattati nella nostra lista, è il riff di chitarra, di Mike McCready, a fornire "l'uncino" del brano. Ecco consegnato un altro dei riffs celebri del classic rock, gusti personali a parte.
In conclusione
Questo secondo appuntamento con i riffs celebri del classic rock ha evidenziato 10 ulteriori brani storici, che meritano di essere inclusi nella nostra lista. Certo, l'argomento necessita di ulteriori ampliamenti, per citare tutte le preziose testimonianze che la il rock ha disseminato nella sua storia. Indubbiamente il fascino di queste pietre miliari contribuisce a tenere vivo il focus degli ascoltatori su un genere che sembra non conoscere crisi. Dal classic, fino alle sue declinazioni più moderne, la musica rock ha saputo reinventarsi e vivificare le sue componenti più caratteristiche. Ecco perchè ai posteri rimane il compito di riscoprire i capisaldi, andando a ritroso, fino ai giorni nostri.