Scritto da: Alessio Lottero - Categorie: guitar stories / rock

Riffs celebri di classic rock: 10 perle da scoprire (pt3)

Terza puntata della nostra rubrica dedicata ai brani intramontabili, che con i loro riffs celebri hanno fatto la storia del rock e sono rimasti nell'immaginario collettivo


Le sub-culture del classic rock

Continua la nostra rassegna alla scoperta dei riffs storici del rock, come sempre seguendo una linea cronologica attraverso le decadi fondamentali di questo genere. Indubbiamente con il susseguirsi degli appuntamenti, le liste proposte si faranno via via sempre più eterogenee e variegate rendendo necessarie citazioni a random. Questo ci dà però modo di sottolineare nuovamente, il denso meltin' pot di contaminazioni e sottoculture che animano il rock, declinandolo in numerosi filoni stilistici e ampliando il concetto di classic rock.

I riffs celebri nei sottogeneri del rock

In questo nostro terzo step, vediamo artisti e band distanti per epoca e stile, ma accomunati dalla capacità di esercitare una profonda influenza sul mondo del rock, dai capisaldi del passato, fino alle proposte più recenti che hanno raggiunto il mainstream. A decretare l'importanza dei brani proposti, come sempre, i loro riffs celebri, capaci di attecchire nell'immaginario collettivo degli ascoltatori di ogni generazione.

In un panorama stilistico di tale portata, ogni voce della lista ricopre, per un motivo per un altro, un ruolo nevralgico nell'evoluzione del rock. Per gli interessati a seguire questa rassegna dedicata ai riffs celebri, segnaliamo il primo e secondo capitolo della nostra rubrica.


Elvis Presley: Jailhouse Rock (1957)

10 Riffs: Elvis Presley

Elvis Presley è una figura fondamentale per capire l'evoluzione della musica rock, partendo da una pionieristica reinterpretazione della sua matrice blues. Considerato il pioniere del rock and roll e l'artefice della sua evoluzione, Elvis vanta l'infatuazione di un pubblico vastissimo, che lo idolatra come pochi altri nel panorama storico della musica cosiddetta "moderna". Nel corso della sua carriera Presley ha creato un vero personaggio, non solo musicale, i cui rimandi nelle generazioni seguenti, sono ancora molto forti. Elvis Presley è stato emulato, copiato, omaggiato da un infinito stuolo di musicisti e addetti ai lavori, operanti in settori anche molto distanti dal suo genere. Un genere che Elvis ha inventato e saputo vivificare, con frequenti incursioni nel r&b, gospel, rockabilly e musica leggera.

Celebri brani propri ed eccellenti reinterpretazioni di classici della musica americana costituiscono il vasto repertorio di Elvis. Un'eredità figlia del blues urbano, che Presley riesce ad assumere e personalizzare come nessuno. E' proprio da lì che oggi citiamo Jailhouse Rock, brano di Jerry Leiber, che il "re" del rock rende acclamato nel 1957. A rendere il pezzo un classico è il riff di intro, sottolineato dal vivo, dal leggendario "accento pelvico" di Presley, che è indubbiamente il suo marchio di fabbrica.


Iron Butterfly: In- A- Gadda- Da- Vida (1968)

10 Riffs: Iron Butterfly

Gli Iron Butterfly sono una band californiana attiva dalla seconda metà degli anni sessanta. Sebbene il loro nome non sia certamente uno tra i più noti nel panorama rock, il loro contributo alla scena psichedelica statunitense è indiscutibile. Il gruppo di San Diego è infatti molto apprezzato da tutti gli appassionati del prolifico periodo musicale, che vede la west coast americana sixties come il palcoscenico principale dello sviluppo del rock d'oltreoceano.

A fare la fortuna degli Iron Butterfly, come già successo per altri volti noti, non è una carriera lunga e coerente, bensi un unico azzeccatissimo singolo. Il singolo in questione, vero inno della band e indubbia perla della loro produzione è In- A- Gadda- Da- Vida . Il brano, contenuto nell'omonimo album del 1968, è il biglietto da visita e, in termini commerciali, l'unico vero successo degli iron Butterfly. Questo grazie ad un leggendario massiccio riff iniziale di basso e chitarra, apostrofato dalle tastiere, che sintetizza il sound made in USA di quegli anni di profonda sperimentazione. Un meritevole partecipante alla nostra lista di riffs celebri.


Creedence Clearwater Revival: Up Around The Bend (1970)

Abbiamo già avuto modo di parlare dei CCR in occasione dell' anniversario dell'uscita di Bayou Country, il secondo album della band californiana. I Creedence sono una delle realtà più significative del rock americano, considerati gli inventori del cosiddetto swamp rock e apripista del genere country rock; molti illustri colleghi nel corso dei decenni, ne prenderanno il testimone del genere. Questo perchè, malgrado una specificità di stile marcata, i CCR hanno saputo conquistare il main stream, con un sound tipicamente southern, che ha fatto innamorare anche i più incalliti rockettari di 4 generazioni.

John Fogerty e compagni firmano una serie di classici del settore, contenuti in dischi divenuti passaggi obbligati per chiunque voglia approfondire il discorso del west side of rock. Nonostante Bayou Country sia il disco che consegna i Creedence alla scena globale, il vero fiore all'occhiello della loro produzione resta Cosmo's Factory (1970), main album indiscusso della band. Proprio da questo disco è estratto il brano odierno: Up Around The Bend. Elemento distintivo del pezzo è indubbiamente il riff iniziale di chitarra, divenuto un particolare distintivo inconfondibile. Sebbene lo si possa considerare tecnicamente un riuscitissimo guitar lick, non può non essere incluso nei nostri riffs celebri.


Derek And The Dominos: Layla (1970)

Derek And The Dominos

Derek And The Dominos è lo pseudonimo dietro il quale si nasconde una delle più interessanti idee musicali del rock di inizio anni settanta. Un supergruppo capitanato da due dei più acclamati chitarristi di tutti i tempi: Eric Clapton e Duane Allman. L'incontro tra i due musicisti è anche l'emblema del costante scambio di suggestioni tra rock americano e anglosassone; concetto che riproponiamo in questo articolo. Il risultato di questo "laboratorio" musicale è un disco strepitoso che racchiude al suo interno tutti i connotati necessari a definire il rock blues di quegli anni. Malgrado le drammatiche vicende personali dei componenti, che ne decretano la brevissima attività, il gruppo è un capitolo centrale nella storia del rock. Indubbiamente il successo dell'album è legato alla notorietà dei due principali protagonisti, che impreziosiscono l'intero lavoro, con intrecci chitarristici divenuti leggendari.

La pietra miliare dell'intero disco è anche il brano che dà il concept theme al lavoro, ad oggi evergreen intramontabile del rock: Layla. Scritto da un Clapton provato da una vita di eccessi, il brano è considerato un vero classico proprio per i continui scambi strumentali tra lui e Allman. Duane Allman, autentico guitar hero in patria al tempo di questa collaborazione, arricchisce il lavoro con parti di slide che insaporiscono di southern l'intera canzone. A rendere questo brano riconoscibile sin dai primi istanti, è l'intro caratterizzato da un riff potente che si evolve nella melodia principale. Non si contano gli omaggi e le rivisitazioni di questo brano, rimasto negli annali della storia del rock.


The Doors: Roadhouse Blues (1970)

The Doors

Di certo, quando si parla di west side americano e di rock psichedelico, è impossibile non menzionare il fenomeno The Doors. Rimasta indubbiamente tra i capitoli più controversi del rock, la band di Jim Morrison ha lasciato un solco profondo nella storia del genere. Malgrado una carriera minata dallo stile provocatorio ed estremamente anticonformista del frontman, i Doors sono stati capaci di coniugare un'indiscutibile matrice blues, con una sperimentazione coraggiosa. La band rimane ad oggi, una delle testimonianze più autorevoli di psicho rock, i cui eco giungono sino alla scena odierna.

Il brano proposto nella nostra lista, tra i più acclamati successi della produzione dei Doors è Roadhouse Blues. Impossibile non venire trascinati dall'apertura del brano, uno dei più celebri riffs della storia, in questo blues rivisitato ed alienante che segna un'epoca. In molti tra i successori della scena americana, prenderanno spunto da Roadhouse Blues, rendendolo un fulgido esempio di quello che si intende come classic rock.


Pink Floyd: Money (1973)

I Pink Floyd sono stati recentemente al centro di numerose nostre pubblicazioni all'interno del blog. Abbiamo degnamente reso omaggio ad una delle band più significative del rock britannico e mondiale, in occasione dei 50 anni dall'uscita di Dark Side Of The Moon. Sebbene la scelta del maggiore capolavoro del gruppo inglese sia compito arduo, l'album del 1973 rimane sicuramente il più noto in termini commerciali. A rendere Dark Side un disco fondamentale sono il concept delle tematiche e il sound, frutto di una collaborazione eccellente tra artisti ispirati ed innovativi. Gilmour, Waters, Mason e Wright sono autentici maestri in materia di sperimentazione sonora e non mancano di sottolinearlo in questo lavoro epico. Sebbene i dissapori interni inizino a condizionare l'attività dei Pink Floyd durante la stesura del LP, The Dark Side Of The Moon è paradossalmente l'apice compositivo della seconda metà della vita della band inglese.

All'interno dell'album c'è un'altissima concentrazione di brani divenuti classici del british rock e irrinunciabili proposte nelle preformances live. Uno dei più gettonati è sicuramente Money. Brano scettico e ironicamente disilluso, dove Rogers Waters mostra la sua netta presa di posizione nei confronti di alcune tematiche sociali ed economiche. Ma il particolare inconfondibile del brano resta il celeberrimo intro di basso, incalzato dalla chitarra di David Gilmour. Come non includere questo momento nella nostra lista dei riffs celebri del classic rock?


Frank Zappa: Apostrophe (1974)

Frank Zappa è un altro protagonista di cui abbiamo scritto nella nostra rubrica; trattandosi di storia del rock il suo nome è decisamente tra i più importanti per quello che riguarda l'evoluzione del settore. Un nostro recente articolo ha celebrato il compleanno del compositore italo americano, artefice di alcuni dei momenti salienti nella metamorfosi del rock alternativo. Il visionario di Baltimora ha saputo regalare una discografia ampia ed eterogenea, con picchi di assoluto genio, alternati a momenti di sperimentazione selvaggia, a detta di molti, decisamente bizzarri. Di certo, al netto dei pareri personali, quella di Frank Zappa è la storia di una vita dedicata spasmodicamente alla ricerca musicale, portata all'estremo e segnata da alcuni episodi di autentica avanguardia.

Difficile è scegliere un pezzo che su tutti sia rappresentativo di cotanta produzione; un musicista di tali caratteristiche lascia l'imbarazzo della scelta. Volendo però rivolgerci al target della nostra rubrica, segnaliamo uno dei brani di Zappa tra i più meritevoli di un posto in lista: Apostrophe. Il brano è contenuto nell'omonimo album del 1974 e vede la collaborazione di Jack Bruce al basso. Il riff che apre il pezzo è una delle più frequenti citazioni dei fans all'artista, che certo ha saputo fornirci ben più di uno spunto, in materia di eccezionali momenti musicali. Certamente, volendo concentrarci sul maninstream, Apostrophe è uno tra quelli di maggior consenso, per questo a buon titolo, tra i nostri riffs celebri.


Iron Maiden: Iron Maiden (1980)

10 Riffs: Iron Maiden

Gli Iron Maiden sono il gruppo maggiormente coinvolto alla creazione della scena di rock "spinto", conosciuto come The New Wave Of British Heavy Metal. Gli appassionati del genere riconoscono alla band inglese la paternità di tale rinnovamento nel mondo del rock pesante e la accreditano come band più importante per il restauro dell' heavy. Nel corso di una lunga carriera e numerosi passaggi di testimone nell'organico, il gruppo londinese ha formato le seguenti generazioni di metallari, ispirando realtà imponenti come i Metallica. E' dunque chiaro come una band cosi attiva nel panorama rock, abbia ben più di una freccia al suo arco per finire nella nostra lista di riffs celebri.

Il brano selezionato fa parte della prima era degli Iron Maiden, quella che vede protagonista il cantante Paul DiAnno, poi sostituito da Bruce Dickinson. Durante questo primo step, la band pubblica due album importanti a delineare il proprio sound, le cui caratteristiche verranno perpetrate lungo tutta la carriera. Uno di questi è Iron Maiden, primo lavoro del gruppo, al cui interno troviamo la title track, Iron Maiden appunto. Il riff di chitarra armonizzato, che apre energicamente il pezzo, rimane uno dei momenti più attesi dagli avventori ai concerti della band. E' proprio questo efficace utilizzo delle linee di chitarra, successivamente sottolineato dall'avvento di un terzo strumentista, che crea il loro sound inconfondibile. Il basso di Steve Harris, imponente, amalgama il tutto e lancia la ruvida graffiante voce di DiAnno nella strofa.


Metallica: Enter Sandman (1991)

10 Riffs: Metallica

Considerati internazionalmente come la più importante band nel mondo del rock metal, i Metallica sono dei veri e propri idoli, con un pubblico di seguaci che ricordano una setta. Una carriera che da poco ha celebrato i 40 anni di attività, dischi dalle vendite vertiginose, collaborazioni illustri e riconoscimenti a livello globale. Certamente un'attività cosi densa ha finito per intaccare lo smalto dei 4 di San Francisco, ma i Metallica rimangono eroicamente on the road tutt'oggi. Prendendo l'eredita lasciata dagli Iron Maiden e il loro NWOBHM, i Metallica hanno riscritto il metal rock, inventando un filone tutto americano, apostrofato dagli antagonisti come trash metal. Le parti strumentali della band rimangono tuttavia veri capolavori di genere; i tributi si sprecano e i colleghi che li omaggiano sono innumerevoli.

Il merito di questa smisurata fama sta nel fatto di aver saputo sdoganare un genere reputato di estrema nicchia, le cui caratteristiche lo hanno sempre costretto ad un perpetuo underground. Grazie alla band americana invece, l'heavy metal approda al mainstream ed entra in classifica, deludendo forse i puritani del settore, ma conquistando nuovi fans, fino ad allora distanti dal rock. Album che sancisce questo grande merito è l'omonimo disco del 1991 e il brano incaricato di presentarlo al mondo è Enter Sandman. Uno dei maggiori successi commerciali della band, anche se forse non loro il capolavoro assoluto. Ma di certo un puro esempio di classic rock e di riff celebre.


Rage Against The Machine: Killing In The Name (1992)

Rage Against The Machine

I RATM nascono a Los Angeles nel 1991 e raccolgono repentinamente una fama incredibile. Ciò è dovuto alle peculiari caratteristiche di questa band, capace di portare una ventata di innovazione nel crossover statunitense. Certo lo stile è particolarissimo, al netto di alcune similitudini con band storiche precedenti, ma i parametri per etichettare i RATM come innovativi, sono altri. La miscela di sonorità rock e funk rock, unitamente ad un'interpretazione lirica prettamente hip hop sono il biglietto da visita del gruppo americano. Altre particolarità preponderanti sono le tematiche sociali affrontate, critiche aspre alla società statunitense e una marcata vena rivoluzionaria che non mancò di procurare ai RATM, grane in ambito pubblico. Il sound è poi l'elemento inconfondibile, caratterizzato dalla chitarra di Tom Morello, innovativa e spregiudicata, con coraggiosi slanci stilistici a renderla unica

Proprio la chitarra è protagonista del brano trattato oggi: Killing In The Name. Il pezzo è il singolo di maggior impatto uscito dal primo disco omonimo della band, nel 1992. Il disco ebbe un successo planetario straordinario e portò un progetto musicale dallo stile anticonvenzionale e dai contenuti tutt'altro che ruffiani, al mainstream globale. Tutto questo grazie anche a questo brano ed al suo leggendario riff sulla strofa, che segna l'andamento del brano e ne fa la sua fortuna.


In conclusione

Una lista particolare quella affrontata nella nostra terza puntata dei riffs celebri di classic rock: 10 perle da scoprire. Di sicuro avremo bisogno di integrare la nostra ricerca con altri appuntamenti, tanto è vasto e vario l'argomento trattato. Il focus della nostra rubrica rimmarrà però immutato, prendendo in esame i motivi stilistici che fanno di un brano un must e di un artista, un precursore.


fine
Alessio Lottero -