L'eroe del blues urbano di Chicago, mentore di tanti acclamati guitar heroes, nasce a Philadelphia il 29 Aprile1934
Otis Rush
Otis Rush è l'ennesima figura di punta del fenomeno di colonizzazione blues di Chicago. Originario di Philadelphia, diverrà uno dei grandi bluesmen adottati dalla metropoli dell'Illinois e finirà per dare un inestimabile contributo alla scena cittadina. Abbiamo spesso trattato questo argomento nei nostri articoli, sottolineando l'importanza del fenomeno di "immigrazione musicale" verso il Chicago west side. Per chi lo avesse perso, riproponiamo la nostra commemorazione di un altro pioniere del settore: Howlin' Wolf.
Come tutti i suoi colleghi contemporanei, impegnati a vivificare la musica afroamericana e condurla ad una modernizzazione capace di aumentarne il seguito, anche Otis Rush sviluppa un suo esclusivo stile, che non manca di suggestionare le generazioni seguenti. Tanti sono i nomi illustri che ne omaggiano l'operato: Eric Clapton a Gary Moore e Stevie Ray Vaughan sono alcuni tra i guitar heroes stregati dalla sua musica.
Neppure le cosiddette nuove leve del rock blues sono immuni al fascino della struggente musica di Rush. Nel corso dei decenni, infatti, la sua produzione musicale è stata tra le più coverizzate dai nuovi esponenti della sei corde come, ad esempio, Joe Bonamassa, figliol prodico degli ultimi trascorsi.
Il blues di Otis Rush
La carriera di Otis Rush nella "Wind City" inizia appena approdato in città, nel 1948, ed è un elemento chiave per comprendere l'evoluzione della scena urbana. Rush è infatti uno degli artisti complici dell'affermarsi di una nuova etichetta a Chicago, che si contrappone all'indiscusso predominio discografico della Chess Records.
Il songwriter Willie Dixon, lascia la Chess per assumere la guida di una nuova realtà: la Cobra Records, fondata nel 1956 da Eli Toscano. Nello stesso anno la neonata fucina di artisti firma il suo primo successo commerciale, che scala le classifiche dell'epoca: si tratta del singolo I Can't Quit You Baby di Otis Rush. La giovane promessa del Chicago sound diventa così la punta di diamante della produzione Cobra, insieme a nomi del calibro di Buddy Guy e Magic Sam.
Inizia così il restiling del Chicago blues e l'effervescente atmosfera che ne scaturisce assicura seguito, fama e guadagni, seppure con alterne fortune, a tutti i musicisti coinvolti
Ascolto consigliato: Mourning In The Morning (1969)
Nonostante le prime pubblicazioni di Otis Rush risalgano ai fortunatissimi singoli della seconda metà degli anni cinquanta, il primo studio album del bluesman è datato 1969. Il disco in questione è il celebre Mourning In The Morning, che proponiamo come ascolto consigliato. Sebbene sia considerato una delle più autorevoli produzioni di urban blues, questo LP propone brani decisamente distanti dalla convenzione di genere.
Otis Rush, passato alla storia come autore di alcune tra le epiche blues ballads (All Your Love, Double Trouble), dimostra quì tutta la sua grinta. La voce drammatica e graffiante è sostenuta dal suo inconfondibile e deciso playing: tratto distintivo di una delle grandi "left hands" della chitarra.
La matrice blues è innegabile, anche se si apprezzano momenti quasi funky, miscelati magistralmente in un disco che diviene una sorta di vademecum per i bluesmen a seguire. La vicinanza ad altri ispirati protagonisti è palpabile nella musica di Otis Rush, che crea così un prolifico scambio di idee tra i suoi contemporanei.
E' un disco fondamentale per carpire i tratti somatici imprescindibili del blues elettrico, ancora oggi considerato la matrice della moderna musica rock.
In conclusione
Otis Rush rimane, nelle pagine più importanti della musica afroamericana, uno dei senatori del blues. La sua produzione ancora oggi è fonte di ispirazione per quegli artisti che si sono proclamati ambasciatori del genere. Nel corso degli anni Rush ha continuato il suo percorso, collaborando con i nuovi paladini del settore e condividendo con loro palchi importanti.
Otis Rush ha continuato a suonare fino ai primi anni 2000, rimanendo graditissimo live guest di mostri sacri fino alla sua morte, nel 2018. Eric Clapton ne ha interpretato sapientemente i capolavori. Gary Moore ne ha replicato l'incisività chitarristica. Stevie Ray Vaughan ha perfino chiamato la sua band con il titolo del suo più grande classico. Insomma, Otis Rush è un'autentica leggenda del blues ed uno dei grandi mentori per i chitarristi di ogni generazione.