Il musicista afroamericano, anello di congiunzione tra la tradizione del delta e il blues contemporaneo, nasceva l'11 maggio 1942
Taj Mahal
Henry Saint Clair Fredericks, meglio noto come Taj Mahal, nasce nel 1942 a New York. Proprio la sua lontananza dai luoghi della fondazione del delta blues afroamericano ha facilitato la contaminazione con culture diverse, complici del particolare stile del musicista. Crescendo in Massachusetts, a stretto contatto con comunità europee e centroamericane, sviluppa presto una sua esclusiva ed anticonvenzionale versione del blues. Definisce un personalissimo approccio alla musica, pur mantenendo vivide le sue classiche caratteristiche.
La vera svolta nella vita artistica di Taj Mahal avviene al momento del suo spostamento in California nel 1964. E' nel luogo musicalmente più vivace degli Stati Uniti di quel decennio, che il bluesman perfeziona il suo sound ed affina i suoi talenti. Il sound di Taj Mahal dà subito mostra di tutte le suggestioni giovanili che lo hanno colpito: la musica hawaiana, calypso e africana. Un'inizio carriera promettente dunque, che prende il via lo stesso anno, sulla scena di Santa Monica.
The Rising Sons
La band dei Rising Sons è un ambizioso progetto blues, formatosi nel 1994 sulla effervescente Sunset Boulevard di Los Angeles; un'esperienza lampo di appena due anni, di 4 giovani promesse del blues cittadino. Un solo disco prodotto, con un ottimo potenziale, che non venne però intravisto dalla Columbia, la casa discografica implicata nella sua realizzazione. Ecco perchè la pubblicazione del disco non avvenne fino al 1992, lasciando l'album nel dimenticatoio e condannandolo ad un ingiusto anonimato. Questo episodio ha, tuttavia, un'importanza rilevante per la storia del blues e questa sta tutta nei componenti della band.
Ed Cassidy, Gary Marker, Ry Cooder e Taj Mahal sono i nomi in questione: alcuni degli autori più eclettici del blues, autori che fonderanno illustri carriere sulla fusione della roots music con mondi musicali collaterali.
Il contemporary blues
Sotto la dicitura di blues contemporaneo si trova tutta la produzione del genere dalla fine degli anni sessanta. La contestualizzazione storica di questo settore è, dunque, incentrata in epoche lontane dalla genesi del genere e direttamente successive al lungo periodo del blues revival. Se la grande febbre del blues nei sixties ha saputo conquistare sia la scena inglese che americana, la collocazione odierna di tale musica è quasi esclusivamente statunitense.
Tra i suoi esponenti di spicco troviamo un nome noto alle cronache di guitar stories: Keb'Mo'. Abbiamo avuto modo di omaggiare il cantante chitarrista, considerato il bluesman moderno per antonomasia, in occasione del suo settantesimo compleanno, in questo articolo. Sebbene Mo' sia uno dei più talentuosi ed originali autori della scena contemporanea, l'influenza di Taj Mahal nella sua musica è indubbia.
Il contemporary blues è dunque il naturale aggiornamento del delta blues, modellato stilisticamente per essere congeniale al sound dei giorni nostri; operazione resa possibile dai pionieri come Taj Mahal.
TajMo
Nel maggio del 2017 due dei più importanti protagonisti della scena afroamericana si uniscono per produrre un album, che diverrà un manifesto del blues contemporaneo. Taj Mahal, artefice del "viaggio" del blues dai primordi fino alla sua evoluzione odierna, collabora con Keb'Mo', l'altro grande protagonista del genere.
Il disco, pubblicato con il titolo TajMo, è una splendida dimostrazione di blues acustico, contaminato da sonorità più odierne, che non snaturano però un tono rurale che richiama magistralmente alla tradizione. Taj Mahal propone quelli che sono i tratti distintivi e inconfondibili del suo approccio, che si miscelano a meraviglia con le peculiarità stilistiche di Keb'Mo'. Questo duetto eccellente è caratterizzato da scambi tra due voci potenti, che confezionano un prodotto intimo ed evocativo, impreziosito da chitarre acustiche e resofoniche. Non mancano tuttavia arrangiamenti freschi ed attuali, che sfociano nel folk pop e ampliano ulteriormente il bacino di ascoltatori interessati.
E' in fondo questa la caratteristica principale del disco: quella di presentare al pubblico un blues riveduto e corretto, che sia in grado di sedurre nuove generazioni di appassionati e di invogliare alla scoperta delle origini. L'album conquista, l'anno seguente alla sua uscita, il Grammy Award come migliore disco di blues contemporaneo, riconoscimento che lo consegna alla lunga lista di pubblicazioni che hanno giocato storicamente un ruolo divulgativo prezioso per il blues.
Ascolto consigliato: Taj Mahal (1968)
Il primo disco omonimo di Taj Mahal è un grido fuori dal coro della scena americana dell'epoca. E' un ritorno alle origini, un omaggio alla tradizione e un coraggioso discostarsi dai cliché stilistici del rock di quel momento. E'un blues aspro e diretto, caratterizzato dalla chitarra resofonica, da un armonica energica e da una voce graffiante: nemmeno gli inserti elettrici e lo slang di estrazione caraibica riescono a fuorviare lo spirito rurale del disco, richiamo al country blues ma con soluzioni tutt'altro che scontate.
Le interpretazioni di Taj Mahal di alcune tra le songs classiche della tradizione risultano informali e inedite, mai ridondanti e decisamente originali e costituiscono un ascolto consigliato per assimilare i dettagli dello stile del bluesman newyorkese, che non mancheranno di caratterizzare la sua discografia seguente.
In conclusione
La figura di Taj Mahal è indubbiamente una delle più interessanti nel panorama del blues di seconda generazione, proprio per le sue "anomalie". Non esattamente un figlio del delta del Mississippi, ciò nonostante uno dei più apprezzati portavoce di tale contesto musico- culturale. Il valore del lavoro di Mahal sta nell'essere stato un saldo tramite tra tradizione ed innovazione della musica afroamericana e, in generale, della folk music statunitense.
Le sue contaminazioni calypso e il suo tocco decisamente urbano, unito ad una vocalità originale, sono ancora oggi considerate le matrici stilistiche di molti esponenti del panorama rock blues attuale. Sono infatti diversi i grandi nomi suggestionati dalla sua opera, alcuni dei quali (come Ben Harper e Corey Harris) decisamente celebri. Ci troviamo davanti ad un ennesimo capitolo nella storia del blues, che non può non essere letto per carpire le molte sfaccettature di questa musica apparentemente essenziale, ma che continua nella sua evoluzione attraverso le epoche.