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Zap the Lap: il volto inconsueto del new jazz

The First Lap, primo album di questo ensemble d'eccellenza, ci offre una splendida fusione tra funk e jazz in cui immergerci senza riserve


Il 10 novembre scorso ha visto la luce The First Lap, primo cimento discografico del quartetto fiorentino. Parliamo di un album frutto di passioni condivise e di linguaggi musicali affini, capace di conciliare un'idea artistica comune, con le peculiarità individuali degli strumentisti coinvolti. L'album è un mondo sonoro che non manca di sorprendere per la libertà sperimentale di cui si connota, senza però denigrare una spiccata raffinatezza compositiva.

Il disco vede, tra gli autori, due colonne portanti del nostro blog. Andrea De Donato e Daniele Vettori sono infatti tra i fondatori di guitarprof e, per l'occasione, svestono i panni da redattori per presentarci, insieme a colleghi eccellenti, questo inedito lavoro in studio; per farlo si avvalgono del prezioso contributo di Fabrizio Bosso, illustre ospite di The First Lap, che rincara la dose emozionale dell' album.

Zap the Lap

Zap the Lap

Dietro al nome Zap the Lap c'è la felice collaborazione tra vecchi compagni di stage. Il gruppo nasce infatti tra le fila della band Dirotta su Cuba, dove i componenti militano per molti anni in un' intensa attività live. Da lì la necessità di dare vita, insieme, ad un progetto strumentale inedito, che avesse come matrice proprio il funk delle loro performance dal vivo, unitamente al jazz di cui sono tutti estimatori.

La genesi del sound di Zap the Lap è da ricercarsi nella tradizione americana, per giungere fino ai protagonisti più attuali del mondo del jazz. James Brown e Miles Davis, per citare alcuni spunti leggendari, fino agli odierni innovatori come Robert Glasper e Snarky Puppy. Il risultato di tale melting pot di altisonanti influenze e bagagli personali è il disco preso in esame oggi.

Zap the Lap è quindi un quartetto, esteso a cinque elementi in questo caso, con il coinvolgimento di Fabrizio Bosso alla tromba.


Andrea De Donato

Polistrumentista, nel progetto ricopre il ruolo di bassista oltre che di tastierista e di prolifico autore, firmando 4 delle 7 tracce presenti nell'album. Diplomato in jazz al conservatorio, vanta diverse illustri collaborazioni ed ha preso parte a molti lavori in studio, intervallati da un'ampia attività didattica. Brilliant Corners e Shock the Monk, progetto quest'ultimo incentrato sulla figura di Thelonious Monk, sono alcuni dei lavori che lo vedono in veste di scrittore ed arrangiatore. Oltre a Zap the Lap, De Donato vanta numerosi progetti originali e una densissima attività in studio e dal vivo.


Daniele Vettori

Chitarrista poliedrico, concentra la sua specializzazione nel jazz concludendo magistralmente il percorso di studi al conservatorio Martini di Bologna con il massimo dei voti. La sua attività live si snoda attraverso numerose formazioni rock, prima di concentrarsi nel funk e nel jazz collaborando con varie realtà del panorama nazionale ed estero, sia in ensemble ridotti, che in orchestra. In qualità di performer, ha inoltre l'occasione di esibirsi in Bretagna, cimentandosi insieme a musicisti francesi nel genere Manouche, a lui caro. Di Zap the Lap è l'interessantissima chitarra, oltre che attivo writer del progetto.


Francesco Cherubini

Batterista e percussionista, dopo aver ultimato il percorso di formazione al Conservatorio Cherubini di Firenze, concentra gli studi di batteria in ambito moderno. Dal 1991, si dedica infatti principalmente all'approfondimento della batteria nella musica funk, fusion e rock. Nello stesso periodo sviluppa la passione per il jazz che, lo porterà a partecipare a numerosi seminari di alcuni mostri sacri come Vinnie Colaiuta, Dave Weckl e Peter Erskine. Professionalmente vanta featuring importanti come Articolo 31 e Irene Grandi. In The First Lap, partecipa attivamente alla stesura dei brani.


Marco Caponi

Membro di Zap the Lap in veste di sassofonista e tastierista, si laurea con lode al Cherubini di Firenze e prosegue gli studi classici vincendo vari premi internazionali. Successivamente, integra la sua formazione approcciando gli studi jazz e proseguendo in quella direzione. Il seguito di Caponi è una vasta collezione di partecipazioni ai festival più importanti, incisioni discografiche, attività live ed incursioni prestigiose nel mondo del teatro e della televisione. Con tutti gli autori di The First Lap condivide l'esperienza nei Dirotta su Cuba e da lì viene coinvolto nel progetto, diventandone una parte nevralgica.



Fabrizio Bosso

Ospite d'eccezione in questo disco è Fabrizio Bosso: il nome del trombettista torinese non è certo estraneo agli appassionati di jazz. Bosso è infatti uno dei più acclamati nomi del panorama contemporaneo. Diplomatosi giovanissimo al conservatorio Verdi di Torino, Bosso prosegue un denso percorso di specializzazione negli States, dove affina la sua tecnica e getta le fondamenta per la sua intensissima attività futura. Tale attività lo vedrà attivamente impegnato nella scena jazz nostrana, tra festival ed eventi di lustro come l' Umbria Jazz, facendo incetta di riconoscimenti. Oltre a questo, Bosso collezionerà innumerevoli collaborazioni con nomi di spicco fuori e dentro il jazz, che ne faranno un performer ammirato e richiestissimo. Stefano di Battista, Paolo Fresu, Sergio Cammariere e Raphael Gualazzi sono solo alcuni. La tromba di Fabrizio Bosso è attualmente una delle più ambite sulla scena e lo annovera tra i grandi protagonisti dell'odierna scena jazz.


The First Lap: il disco

The First Lap è la prima "fatica" discografica di Zap the Lap; il contenitore di tutte le suggestioni musicali che hanno formato questi artisti: una forte impronta funk, dunque, figlia dell'attività live condivisa anni addietro, che si sposa a meraviglia con le contaminazioni jazz e fusion, palesando un amore in comune per quel mondo.

L'indole libera e sperimentale del progetto è lampante sia nel materiale musicale, sia nell'approccio tecnico per la sua realizzazione. La scelta di registrare in presa diretta, infatti, è un chiaro rimando alla filosofia primaria del genere, oltre che il desiderio di ottenere un prodotto autentico ed originale, scevro da eccessivi interventi di post produzione.

Questa scelta si rivela premiante, generando un sound moderno ed esclusivo ma dal sapore evocativo: un mix di attualità e tradizione atto a generare ambientazioni sempre nuove che mai inciampano in stereotipati cliché di genere. Il missaggio del disco, pur se in alta definizione per assicurarne la pregevole rifinitura finale, non delude il chiaro intento di spontaneità dell' intero progetto.


La track list

01- Spicy Kitchen
02- Paraphernalia
03- Monkey
04- Kurt Mood
05- Lazy M
06- Red Shift
07- So Early


The First Lap è un mondo sonoro in costante mutamento, dove si percepisce nitidamente una ricerca sonora encomiabile; un crogiolo dove fondere insieme stili e generi disparati. Le sensazioni scaturite dall' ascolto ponderato dell'album sono quelle subliminali e viscerali che si vorrebbero in ogni disco. Sono quelle, cioè, di una sorta di familiare comfort dovuto ai momenti ispirati alla tradizione jazz, che lasciano però il posto allo stupore per gli inserti moderni e sperimentali.

L'estrema eterogeneità di tutto il lavoro rende difficile azzardare una qualsiasi catalogazione "precotta" e lascia l'ascoltatore inebriato e ricettivo verso la prossima imprevedibile evoluzione del brano di turno. Certo, come detto, il linguaggio è quello conclamato dell'ensemble: quello cioè del funk americano che è casa per ciascuno di loro. L'impronta jazz tuttavia è più che mai marcata, grazie ai vari momenti regalatici da Fabrizio Bosso, che apostrofa ogni brano con gemme melodiche preziosissime.

Del resto, quello che si evince in The First lap è un gruppo coeso ed ispirato, intento a regalarci la propria versione di jazz contemporaneo. Impossibile non notare anche una certa vena fusion, termine spesso bistrattato ed abusato, che in questo album è declinato più che positivamente.

Sei brani originali ci mostrano tutto l'estro compositivo di questo ensemble, oltre ad una rivisitazione della celebre Paraphernalia di Wayne Shorter che, parere di chi vi scrive, è un vero colpo di genio. In The First Lap c'è tutto e tutti hanno voce in capitolo. Ogni membro si esprime liberamente con cognizione di causa, "autografando" musicalmente il disco.



Per concludere

The First Lap è il prodotto di personalità musicali marcate ma assennate, capaci di mettere le proprie intuizioni al servizio dell'ensemble. Nel disco, infatti, si possono apprezzare vari momenti solistici in cui i diversi componenti si prendono la scena, senza mai perdere di vista l'obiettivo comune di creare un forte amalgama.

De Donato, Vettori, Cherubini e Caponi riescono a saziare gli appetiti dei molti fruitori del jazz contaminato, riuscendo comunque ad arricchirlo di un sentore di quel funk che li vide protagonisti on stage. Alla splendida tromba di Fabrizio Bosso va di certo il merito di aver impreziosito il tutto con atmosfere cariche di pathos, che non mancheranno di coinvolgere anche gli ascoltatori estranei al "jazz e dintorni".

I rimandi al funk e alla tradizione americana dei seventies, magistralmente miscelati con un tocco contemporaneo, collocano Zap the Lap verso il mondo NU Jazz. Terminologia questa, usata spesso per declinare una particolare branchia di jazz moderno contaminato.

Di sicuro un ascolto consigliatissimo per chi ama le "fumose" atmosfere jazzy senza voler rinunciare al groove e ad un sound moderno e ricercato. The First Lap è l' assaggio inaspettato di new jazz, che rivela nuovi ricercati sapori ad ogni successivo ascolto.


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