Scritto da: Alessio Lottero - Categorie: guitar stories / rock

Tony Iommi: il precursore dell heavy metal

Nella settimana della sua nascita, rendiamo omaggio al chitarrista che ha gettato le basi per il filone più "duro" del rock


Tony Iommi

Tony Iommi

Quella di Tony Iommi rimane una delle figure centrali per capire l'evoluzione del rock, nella sua accezione più spinta. Il musicista inglese, il cui cognome suggerisce le sue origini italiane, è nato il 19 febbraio del 1948. Considerato il padre della chitarra heavy metal e precursore di un particolare stile "dark", è idolatrato come un mentore da molti dei mostri sacri del genere. Compositore e arrangiatore sopraffino dimostra, fin da ragazzo, una musicalità non comune, in grado di regalarci alcune delle chitarre più celebri del rock. Non a caso il suo nome, accompagnato a quello dei Black Sabbath, appare legittimamente nei nostri Riffs celebri di classic rock.

Tony Iommi è da sempre l'emblema del chitarrista non virtuoso, che incentra nella ritmica il suo punto di forza sullo strumento. Questo stile è acquisito anche per cause di forza maggiore: il mancino di Birmingham è infatti noto per le due falangi mancanti della mano destra, conseguenza di un grave incidente nel suo trascorso da operaio. Questa menomazione lo accomuna a colui che lui stesso userà come ispirazione e spunto per proseguire, contro tutti i pronostici, la sua carriera: Django Reinhardt.

Nonostante gli esordi spiccatamente blues, come impone la tradizione dei guitar heroes britannici, Tony Iommi dimostra fin da subito una curiosità verso il "lato oscuro" del rock, una suggestione che influenzerà tutta la sua produzione, ma che indubbiamente sublimerà nel capitolo più importante, con i suoi Black Sabbath. Grazie al suo sound sinistro e cupo, Iommi rimane uno dei grandi ispiratori del filone più duro del rock. Tutti, in un modo o nell'altro, gli debbono qualcosa a carattere stilistico: dal NWOBHM, fino ai più estremi esponenti del metal, come Metallica e Pantera.

Curiosità: la parentesi Jethro Tull

Gavetta e primi tentativi sono una tappa obbligata nella carriera di tutti i protagonisti della nostra rubrica e Tony Iommi non fa eccezione. A guidare il chitarrista è lo strenuo tentativo di sfondare, per abbandonare la vita di operaio di fabbrica; Iommi inizia dunque, a metà degli anni sessanta, la partecipazione a diversi ensembles. La collaborazione singolare di quegli anni, che precede l'inizio dell'epopea Black Sabbath, è quella con un' altra band intenta ad affermarsi sulla scena: I Jethro Tull.

Nel 1969 infatti, la band capitanata da Ian Anderson è alle prese con la promozione del suo primo album: This Was. Le divergenze stilistiche tra il frontman e il chitarrista co- fondatore Mick Abrahams portano all'abbandono di quest'ultimo e rendono vacante il ruolo di chitarrista; ruolo che Tony Iommi ricopre per un breve periodo, negli appuntamenti live del gruppo, per poi allontanarsi e imbastire il suo nuovo progetto musicale.


I Black Sabbath

Il nome di Tony Iommi è legato a filo doppio a quello della sua band storica, icona della musica dura e genesi dell'heavy metal: i Black Sabbath. Abbiamo citato spesso il gruppo inglese, attribuendogli il ruolo di padre fondatore del rock duro; di certo uno dei capostipiti, la cui influenza appare ad oggi immutata. Tony Iommi, oltre ad esserne uno dei fondatori, rimane l'unico membro originale, sopravvissuto ai cambi di organico e alle battute d'arresto dei "signori delle tenebre". L'apporto che i Black Sabbath danno allo sviluppo del rock contemporaneo è prezioso sin dal primo album, recensito in questo articolo che abbiamo riproposto più volte.

Oggi però, tralasciamo i primi lavori, quelli consolidati nel contesto delle pietre miliari dell' heavy rock, per parlare di uno degli album più complessi dei Sabbath: uno spartiacque che ha il compito di ridisegnare il sound della band e di proiettarlo nel decennio entrante in cui è stato prodotto.


Ascolto consigliato: Sabbath Bloody Sabbath (1973)

Black Sabbath - Sabbath Bloody Sabbath

L'album in questione è un sunto dello stile di Tony Iommi, oltre che un trattato sul sound dei Black Sabbath. Non solo dunque, cavalcate noir degne della nomea della band, ma autentici gioielli più morbidi, che arricchiscono la lista dei capolavori della sua produzione. Il disco miscela il rock cupo (Sabbra Cadabra) con composizioni posate (Fluff) e brani vivaci improntati su un sound classico (Looking For Today). La title track è considerata un evergreen e contende lo scettro a brani epici come Spiral Architect.

Sebbene la matrice esoterica non manchi e si possano apprezzare le caratteristiche spinte care ai Sabbath, è innegabile una certa sperimentazione quasi prog. Lavoro interessantissimo, al culmine del periodo d'oro della band, cui seguiranno molte proposte analoghe. Sabbath Bloody Sabbath rimane tuttavia un precursore assoluto, perfino all'interno della stessa discografia del gruppo.



In conclusione

Tony Iommi è più di un semplice chitarrista: è un esteta dell'esoterico e uno stilista rock raffinato. Gli omaggi al suo personaggio, numerosi e altisonanti nei nomi che lo celebrano, non rendono giustizia ad uno dei designers del rock classico. Le nuove leve del metallo, in tutte le sue eterogenee sfaccettature, ne riconoscono l'importanza e ne rispettano l'operato. Certo parliamo di un filone estremamente specifico, che non tollera facilmente coraggiosi cambi di stile. Ma Tony Iommi ha sempre saputo dividersi tra conservatore del sound e promotore di una fervida innovazione.


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Alessio Lottero -