Scritto da: Alessio Lottero - Categorie: guitar stories / rock

Cream: 18 anni dalla reunion degli inventori del power trio

Maggio del 2005: la band inglese Cream si riuniva, a 37 anni dal concerto di addio, per una reunion che ha del leggendario


Cream

Cream
Eric Clapton: guitar & vocals; Ginger Baker: drums & percussions; Jack Bruce: bass & vocals (photo by Musicboard

I Cream sono una delle più acclamate realtà del rock britannico di fine sixties, che parte da una reinterpretazione coraggiosa della musica afroamericana. La band è uno dei fiori all'occhiello della produzione inglese che si incarica di rivisitare il blues statunitense in chiave esclusiva e fresca, annoverata sotto il nome di british blues revival.

Si tratta di una vera all stars band, che vede lo scherarsi di musicisti di spicco nei rispettivi ruoli, all'epoca nel Regno Unito. Tre dei massimi strumentisti della scena londinese si uniscono per formare qualcosa di innovativo nella sua vena sperimentale più selvaggia.

Eric Clapton, chitarrista idolatrato in patria e stimatissimo oltreoceano; Jack Bruce, virtuoso del basso con spiccatissime velleità compositive; Ginger Baker, batterista capace di portare la tradizione percussiva sudafricana nel bit rock europeo.

Nell'effervescente scena londinese della seconda metà degli anni sessanta, in un tripudio di grandi musicisti intenti a inaugurare il loro percorso, i Cream sono stati capaci di reinventare il sound del bit inglese e reindirizzare l'interpretazione britannica della black music statunitense. Ne è chiaro esempio l'album che abbiamo recensito in questo articolo.

L'eredità musicale dei Cream è un patrimonio inestimabile per il rock contemporaneo: ancora oggi l'influenza esercitata da queso gruppo nella produzione odierna è enorme. Ciascuno dei componenti ha poi seguito la propria strada professionale, definendo le proprie carriere, senza però mai dimenticare il capitolo più rappresentativo della loro condivisa formazione musicale.


Il concerto della reunion

Dopo ben 37 anni dall'apparizione live che ne decretò la fine, i Cream si riformarono per una serie di concerti rimasti negli annali del rock come una delle reunion più agognate ed insperate della storia. I concerti del 2005 alla Royal Albert Hall, tempio della musica inglese, ci omaggiano di un tuffo nel periodo d'oro del rock, quello dei grandi fasti della scuola anglosassone: il periodo della contaminazione blues e della sperimentazione psichedelica; dei grandi strumentisti dalla tecnica sopraffina e dei guitar heroes.

Si tratta decisamente del periodo più florido del rock d'oltre manica, reso epico dalle gesta dei suoi pionieri e, in termini di protagonisti assoluti, i Cream salgono in cattedra.


Il british blues revival

Cream live
Photo by Hennemusic

Il british blues revival è il fenomeno musico- culturale che segna il cambio di rotta nel sound dell'Inghilterra di fine anni sessanta. Una febbre musicale che colpisce Londra e segna l'inizio del perpetuo "sharing" tra scena americana e inglese. Si tratta della genesi del moderno rock blues, fenomeno in continua evoluzione, tra le due sponde dell'Atlantico.

Alla formazione del british blues sono collegate alcune delle carriere più imponenti; nomi divenuti leggendari anche al di fuori della classificazione di genere. Rolling Stones, Yardbirds, John Mayall e molti altri mossero i loro primi passi proprio nel contesto r&b che aveva contaminato Londra.

La "formula" power trio

Il power trio è una formazione classica del rock, sin dalla metà degli anni sessanta. Un ensemble musicale destinato a fare la fortuna di molti grandi artisti, soprattutto in ambito di rock blues. Gli esempi illustri in questo caso si sprecano, proponendo una lista di assoluti giganti del genere.

Jimi Hendrix e la sua Experience, The Police, i Double Trouble di Stevie Ray Vaughan; sono tutti massimi esponenti della categoria. La critica quindi si spacca nel decidere quale, tra questi e molti altri, sia stato il più grande power trio della storia del rock. Tutti però concordano su quale sia stato l'esordio di questa formula; su chi siano stati i pionieri del power trio: i Cream. Di immensa ispirazione per Hendrix e contemporanei, la band inglese ha saputo inventare il concetto di trittico di strumentisti dalle inconsuete abilità e dal peculiare tratto compositivo; concezione che verrà sviluppata e resa un classico.


Ascolto consigliato: Wheels Of Fire (1968)

Cream - Wheels Of Fire Album

Il disco preso in esame come ascolto consigliato è la croce e delizia della produzione dei Cream.
E' indubbiamente un album ispiratissimo che vanta al suo interno alcuni dei grandi classici della band. La maturità di Jack Bruce come compositore raggiunge il suo zenit proprio in questo lavoro, che ha molto, moltissimo del bassista scozzese. Le chitarre di Clapton firmano momenti solistici divenuti autentiche pietre miliari e la batteria di Baker è, ancora una volta, uno dei tratti distintivi del LP.

Ma Wheels Of Fire è anche il disco che sancisce insanabili fratture interne tra i componenti, esasperati dalla fama e dallo sfacciato sfruttamento commerciale del loro talento. I tour interminabili e lo stress di dover replicare ogni sera le lunghissime sessioni improvvisative che li resero celebri, finiscono per minare irreversibilmente, il delicato equilibrio del trio.

L'infelice decorso dei Cream terminerà con il successivo ultimo disco, Goodbye, che assume i connotati di addio pubblico dalle scene. Wheels Of Fire è dunque l'ultimo eccezionale colpo di coda del power trio, l'ultima fatica di un gruppo coeso, ormai, solo nell'estro musicale.
Molti dei brani contenuti nell' album divennero esecuzioni irrinunciabili dei loro live e sono magistralmente interpretati, anche nel reunion concert del 2005.

Vale comunque la pena di ascoltare le versioni originali dell'epoca, che sottolineano un sound senza eguali, che spiana la strada a molteplici successive band di rilievo.



In conclusione

Nel comprendere l'evoluzione del rock blues, forgiato dai grandi musicisti inglesi e americani, i Cream restano uno dei capitoli cardine per analizzare il fenomeno. In appena due anni di carriera, con all' attivo 4 dischi, il trio inglese ha saputo lasciare traccia indelebile del suo passaggio. Proporzionata agli anni di attività e alla produzione discografica, la band è tutt'ora considerata quella di maggior successo nella storia.

Certamente un'esperienza lampo, che lascia un certo sentore di incompiuto, nei tantissimi estimatori. Ma la storia dei cream è questo: un breve preziosissimo lascito di tre giganti della musica, incapaci di conciliare la profonda connessione artistica, con le forti discrepanze caratteriali. una vera rock and roll story.

Le note dell'autore

Ho avuto la fortuna di assistere a questo evento epocale: il 5 maggio 2005. Come profondo estimatore della band ho potuto vedere all'opera i tre artefici della grandezza dei Cream, tre leggende viventi, riunirsi a distanza di moltissimi anni e riproporre uno show che suggerisse gli sfarzi degli esordi, ai moltissimi accorsi alla Hall in quei giorni. Una versione del trio Clapton, Bruce, Baker decisamente più distesa e mansueta di quella iniziale del 1966.

Di certo, poter apprezzare dal vivo una delle più brillanti band dell'intero panorama di rock classico è stato un episodio memorabile. Al netto dell'indubbio significato simbolico, il Cream Reunion Concert del maggio 2005 ha saputo mostrare, una volta di più, l'immutata maestria strumentale del trio. Sebbene decisamente attempati, non si risparmiano e confezionano un show splendido: il rock blues in una della sue declinazioni stilistiche più audaci.

Le interminabili rocambolesche improvvisazioni live che li consacrarono avanguardisti nel loro lontano debutto sono certamente un ricordo. Ma la complicità e l'alchimia tra i componenti pare immutata e non scalfita dal tempo. E' un appuntamento con la storia della musica, in uno dei capitoli preferiti dagli amanti del rock inglese, che consegna ai posteri l'ultimo definitivo ritratto del power trio per eccellenza.

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Alessio Lottero -