Quarto appuntamento con i riffs celebri che hanno fatto la storia del rock e sono rimasti nell'immaginario collettivo
Introduzione
In questa quarta puntata dei riffs celebri di classic rock, ampliamo la lunga lista dei brani indelebili della storia del genere, divenuti successi senza tempo grazie alle felici intuizioni dei loro autori, capaci di inventare riffs permeanti.
L'argomento, decisamente ampio, prosegue il nostro percorso attraverso le songs divenute classici del rock in grado di resistere al tempo ed al cambio di rotta stilistica costante in questo sconfinato panorama musicale.
Riffs celebri di classic rock: 10 perle da scoprire
Per chi si fosse perso gli appuntamenti precedenti, segnaliamo i primi tre articoli pubblicati, sperando di contribuire alla divulgazione di questi evergreens del rock.
Riffs celebri di classic rock: 10 perle da scoprire
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Willie Dixon: Hoochie Coochie Man (1954)
Willie Dixon è un'icona del blues urbano, tra gli autori più quotati del genere, firma illustre di alcuni dei capolavori immortali della black music. Molti volti di spicco della scena di Chicago interpretarono magistralmente le sue composizioni, finendo per esserne erroneamente considerati gli autori. Dixon, contrabbassista e cantante talentuoso, ha sempre ricoperto questo doppio ruolo di performer e songwriter dei fuoriclasse del blues.
Muddy Waters, Howlin' Wolf e Little Walter sono solo alcuni dei giganti che usufruirono del genio di Willie Dixon per ampliare il proprio repertorio; ecco perchè, dietro la maggior parte dei successi commerciali del Chicago blues, c'è lo zampino di Dixon.
Elemento prezioso della già menzionata Chess Records, Willie Dixon scrive instancabilmente per tutti gli autori di spicco dell'etichetta, consegnando alla scena della Windy City, una grandezza rimasta ineguagliata dalle altre capitali americane del blues.
Un classic riff che ha fatto storia
Tra i brani che lo consacrano al successo, non possiamo non citare Hoochie Coochie Man, pezzo del 1959 portato alla ribalta da Muddy Waters, che Dixon scrive su commissione della Chess. A caratterizzare questo inconsueto blues sono proprio la sua struttura inusuale e il riff ostinato che la caratterizza. Impossible non riconoscerlo sin dal primo istante di ascolto.
The Meters: Cissy Strut (1969)
Il fenomeno The Meters può essere considerato un outsider della nostra lista di rock classico, essendo la band americana uno dei nomi altisonanti della scena funk autoctona. Ma, come detto in precedenza, ciò che arriva al mainstream può decisamente essere considerato classic e, nel caso dei The Meters, le contaminazioni più prettamente rock non mancano di certo.
Difficile trovare un musicista legato al funk dei giorni nostri che non sia stato suggestionato dalla musica del gruppo di New Orleans, il cui sound è stato emulato e si è evoluto fino ad oggi, "impregnando" la produzione di molte realtà attuali.
Illustri personaggi del calibro di John Mayer hanno negli anni omaggiato l'opera di the Meters, sdoganando la band da una nomenclatura prettamente funk e portandola al mondo del pop rock. La musica di questo ensemble ha saputo ispirare artisti dei generi più disparati: John Scofield, ad esempio, per quanto riguarda un contesto squisitamente chitarristico che sfora nel jazz. L'importanza di The Meters nella stesura di una certa tipologia di chitarra funky è trattata nello specifico in questo articolo.
Uno tra i classic riffs che ci insegnano il groove
Tratto dal primo disco omonimo di the Meters, datato 1969, è il brano che sottoponiamo nella nostra lista. Cissy Strut è un celebre estratto del vivido filone funk dei sixties made in USA. Un'incalzante instrumental caratterizzato da stacchi obbligati che ne scandiscono la ritmica. Impossibile non muovere le anche ascoltando il riff centrale di Cissy Strut.
The Allman Brothers Band: Jessica (1973)
The Allman Brothers Band è una band molto spesso citata nelle cronache di guitar prof. Questo perchè i fratelli Allman e soci sono uno dei capitoli più interessanti del panorama rock blues, che strizza l'occhio ai maggiori sottogeneri del folk americano. Gli echi di questo gruppo sono arrivati sino ad oggi vivificati da moltissimi grandi performers che ne hanno tratto spunto.
Country, blues e un rock che profuma di prog
La band statunitense ha da sempre proposto un sound decisamente pregno di molte contaminazioni, figlie di una forte connessione con il blues afroamericano. Il chitarrista Duane Allman, idolatrato come uno tra i massimi guitar heroes è il principale artefice della fortuna della sua band. Considerato il pioniere del southern rock e l'apripista del settore swamp e country rock, ha saputo nel corso di una brevissima carriera, lasciare un segno marcato nella scena statunitense.
Non solo country, però, nel prezioso contributo di questo maestro della sei corde: alcune meravigliose composizioni, divenute leggendarie nelle esecuzioni dal vivo, hanno un deciso retrogusto prog.
Riffs, licks e country rock
Tra le splendide testimonianze della creatività di Duane Allman, oltre ai tanti inserti di slide guitar che gli valgono il podio nel settore, vi sono alcune lunghe composizioni strumentali in cui poter apprezzare la versatilità del chitarrista. Non a caso Allman è stato corteggiato ed ingaggiato in progetti collaterali alla sua band, che ha contribuito a trasformare in must.
Il brano che proponiamo, oltre ad essere un classico di The Allman Brothers Band, è anche uno dei più apprezzati dai fans. Un lick di chitarra che lancia una chilometrica performance strumentale dai momenti incalzanti, apostrofata da una chitarra splendida. Una sorta di main theme che è rimasto impresso nella memoria di generazioni di avventori di rock blues.
Jessica entra a buon diritto nella nostra lista dei 10 riffs celebri di classic rock.
ZZ Top: La Grange (1973)
Indubbiamente, quando si parla di icone della musica americana, gli ZZ Top non possono non essere menzionati. Il trio texano è infatti divenuto nel corso dei decenni, una figura quasi mitologica. Decisamente un prodotto 100% made in USA, per il suo sound southern e per il suo stile eccentricamente classico.
La band di Huston, formata dal Billy Gibbons, Dusty Hill e Frank Beard è attiva dagli anni 70 e ha raggiunto, nel decennio seguente, un successo strepitoso. Il rock blues dei ZZ Top è un chiaro omaggio al delta blues e al rock and roll dei fiveties e al folk.
Aspre chitarre slide, ritmi incalzanti, voci ruvide ed una presenza scenica unica fanno dei ZZ Top un fenomeno a sé nel mondo del rock, conquistando un vasto pubblico. Ma anche gli ascoltatori indiretti, che approdano alla loro musica per caso, non possono negare una certa empatia con gli ZZ Top.
Gli ZZ Top sono un classico a stelle e strisce, come il rodeo e le monster trucks, intramontabili al netto di un loro retrogusto ormai retrò che è però ancora in auge in patria. La musica del trio si trova ancora ovunque, dagli spot alla tv alle sigle radio. Questo grazie a brani emblematici che sono rimasti in voga, in barba alle nuove tendenze.
Se ogni complesso rock può vantare almeno un proprio pezzo per antonomasia, quello dei ZZ Top è sicuramente La Grange. Probabilmente uno dei riffs di chitarra più famosi della storia del rock americano.
Queen: Stone Cold Crazy (1974)
I Queen non hanno certo bisogno di presentazioni. Si tratta di una band a dir poco idolatrata da masse di fans e omaggiata da schiere di musicisti. I Queen si formano nel 1970 e inaugurano una scalata al successo vertiginosa, diventando un colosso del rock ed uno dei più significativi capitoli della musica inglese. Tale stato di grazia è dovuto ai componenti, veri assi nei rispettivi campi, che mettono a segno LP memorabili e appuntamenti live che rimangono eventi epocali.
Freddy Mercury, Brian May, Roger Taylor e John Deacon sono gli artefici di tale sconfinato successo. Una realtà capace di mettere d'accordo quasi tutti nel mondo dei musicisti, da sempre legati maniacalmente ad alcuni dettami imprescindibili. Il consenso degli addetti ai lavori nei confronti dei Queen è ben documentato, nei tributi, negli omaggi e nelle rivisitazioni dei loro cavalli di battaglia.
Le canzoni dei Queen divenute classici del rock e sconfinati successi commerciali si sprecano e renderanno necessarie successive citazioni della band nella nostra rubrica. Oggi però proponiamo un brano che presenta tutte le particolarità per rientrare nella nostra lista di riffs celebri. Stone Cold Crazy è esempio di riuscitissimo riff di chitarra che efficacemente introduce al brano.
Ad avvalorare l'importanza di questo pezzo è il consenso che ottiene da illustri stars contemporanee che lo reinterpretano: James Hetfield e Tony Iommi ne proporranno una versione eccezionale nel concerto di commemorazione per Freddy Mercury.
David Bowie: Rebel Rebel (1974)
David Bowie è un personaggio eclettico importantissimo nel panorama musicale sin dagli anni settanta. Ben più di un semplice musicista grazie alle sue collaborazioni illustri, le sue ragguardevoli incursioni nel mondo del cinema e alla sua passione per la pittura, che lo rendono un artista a tutto tondo.
Al secolo David Jones, il giovane Bowie approccia alla musica giovanissimo cimentandosi nello studio del sassofono. Il suo peculiare estro e la sua forte teatralità gli valgono, dopo la gavetta in alcune band londinesi, un grande successo come artista solista nei seventies, aprendo la strada a quello che sarebbe diventato il glam rock.
Lo pseudonimo di Ziggy Stardust, adottato nel suo periodo "fantascentifico" viene abbandonato per firmarsi in seguito con il nome di David Bowie. Sotto questo nome possiamo apprezzare una produzione eccellente, protrattasi fino alla sua scomparsa nel 2016. I capolavori del polistrumentista britannico, eterogenei ed unici nel proprio stile, figli di contaminazioni tra le più disparate, rimangono pietre miliari del classic rock.
Tra i molti brani che impreziosiscono la carriera di David Bowie non possiamo non citare Rebel Rebel, celeberrimo singolo estratto dell'album Diamond Dogs del 1974. Particolarità principe del pezzo è proprio il riff ostinato di chitarra che lo contraddistingue, capace di renderlo immediatamente riconoscibile. Gli amanti del rock inglese concorderanno sulla sua presenza nella nostra lista.
Heart: Barracuda (1977)
Gli Heart sono una band statunitense di estrazione hard rock fondata nei primi anni settanta, che continua ad esibirsi ancora oggi. Le influenze heavy, unite al folk americano ne hanno fatto un gruppo molto apprezzato, sebbene mai idolatrato.
Del resto la nostra lista non è nuova ad includere cosiddette band satellite, caratterizzate da un'impegno encomiabile in una carriera mai veramente spumeggiante, ma divenute celebri grazie ad un'unico indovinatissimo brano.
Nonostante gli Heart non compaiano certo tra i grandi padri del rock, la loro rispettabile discografia è apprezzatissima tra gli amanti dell'hard rock, conferendogli un posto meritato tra le rock band più apprezzate del made in USA.
La notorietà degli heart, oltre al loro successo commerciale, è merito di alcuni brani che ne hanno fatto la fortuna, tra i quali spicca il singolo Barracuda, che è anche il maggior successo del gruppo californiano. Ancora una volta, il riff principale del pezzo diviene il suo tratto distintivo e caratteristica che colpisce l'ascoltatore; questa è la forza di barracuda.
Van Halen: Aint Talkin' Bout Love (1978)
Van Halen è il nome dietro una leggenda del rock. E' il cognome dei fratelli fondatori, Eddie e Alex, rispettivamente chitarrista e batterista. I Van Halen reinventano il rock negli anni 80, grazie anche allo sfretato vistuosismo di Eddie, divenuto rapidamente un punto di riferimento per i chitarristi delle generazioni a seguire.
L'hard rock dei Van halen si contamina di hevy metal, accontentando i fanatici del fregio strumentale. Strizza l'occhio al pubblico mainstream, con spunti glam e proposte più morbide e "leggere" con cui fa incetta di successi commerciali.
Fiore all'occhiello del sound della band americana, come detto, è il chitarrista di origini olandesi Eddie, un vero fuori classe della sei corde, tacciato di aver reinventato il playing della chitarra rock e annoverato tra i guitar heroes di tutti i tempi.
Proprio dalla chitarra di Eddie van Halen scaturiscono le note del lick iniziale di Ain't Talkin'bout Love.
Il brano, conclamato super successo della fine degli anni settanta, lancia i Van Halen alla ribalta. Quale chitarrista non si è cimentato con questo inno classico di chitarra rock?
Status Quo: Whatever You Want (1979)
Gli Status Quo sono una band inglese capace di raggiungere un grande successo negli anni settanta e di mantenerlo, senza particolari picchi, fino ai giorni nostri. Il segreto sta forse nello stile musicale del gruppo, essenziale accattivante e in grado di seguire il flusso delle mode dei vari periodi storici. Il tutto come detto, senza mai giungere al massimo scalpore, ma conservando una vivida attenzione da parte del pubblico, nel Regno Unito.
Il sound degli Status Quo è semplice, scarno, sebbene incisivo, fondato sui crismi del rock blues che conquistarono la scena britannica. La produzione della band è decisamente variegata e non si concentra su un unico distinto genere musicale; forse anche per questo, mantengono un buon successo odierno in patria, continuando l'attività con intense performances live.
Uno dei grandi successi degli Status Quo, forse il maggior successo, è il brano che proponiamo di inserire nella nostra lista. La particolarità di Whatever You Want è quella di convincere il pubblico inglese grazie alle sue contaminazioni disco. La disco music infatti irrompe in Inghilterra a fine seventies come nel resto del mondo, influenzando la scena e il sound dei suoi protagonisti.
In alcuni casi questa fusione tra disco e rock si è rivelata fallimentare, decretando la dipartita di nomi promettenti. Nel caso degli Status Quo, invece, il risultato è più che positivo. Il brano in questione entra meritoriamente nella nostra lista dei riffs celebri, grazie ad un intro che ha fatto storia.
The Clash: Should I Stay Or Should I Go (1981)
Recentemente abbiamo celebrato l'anniversario della pubblicazione di London Calling, disco fondamentale nella carriera dei Clash. Grazie a questo album infatti la band, considerata la matrice primaria del punk inglese, ha saputo farsi strada sulla scena internazionale.
Joe Strummer e colleghi firmano una serie di brani che sono dei veri e propri tormentoni del punk rock prima edizione. Contrariamente ai loro successori però, che porteranno il sound del genere a livelli decisamente spinti e molto settoriali, i Clash riescono a crearne una loro esclusiva versione.
La musica dei Clash infatti è fruibile da un nutrito pubblico, non necessariamente legato al concetto di punk, proprio grazie alle sue contaminazioni pop e reggae. Pur non mancando di energia e di una sorta di selvaggia attitudine, la produzione della band è tra le più amate del periodo a cavallo tra anni settanta e ottanta, oltre che del rock inglese in generale.
Dall'album del 1981 Combat Rock, uno degli ultimi grandi successi, è tratto il brano in questione. Should i Stay Or Should I Go è il tipico esempio di riff tormentone, che rimane in testa volenti o nolenti.
In conclusione
Riffs celebri di classic rock: 10 perle da scoprire continua nei prossimi appuntamenti e la lista si fa via via sempre più variegata nella sua proposta. Questo perchè tantissimi sono gli esempi di brani resi noti dalle intuizioni musicali dei loro autori, senza confini di genere o stile. La caratteristica che accomuna tutti i nomi della nostra rubrica è sempre quella di avere avuto un impatto duraturo su un pubblico straordinariamente eterogeneo.
L'appuntamento con gli storici riffs protagonisti del mainstream del classic rock è rimandato alla quinta puntata, con 10 nuovi riffs leggendari, che hanno influenzato l'immaginario collettivo degli innumerevoli appassionati.