Scritto da: Alessio Lottero - Categorie: blues / guitar stories

Gary Moore: rock blues made in Belfast

Nell' anniversario della sua scomparsa ricordiamo il periodo blues di Gary Moore, con tre album iconici del chitarrista irlandese


Gary Moore

Gary Moore

Robert Moore (Gary) è considerato uno degli irriducibili virtuosi della chitarra: uno degli esponenti della sei corde europea, stregato dal r&b americano, che ha saputo costruirsi una carriera di tutto rispetto. Il suo stile solido ed espressivo lo annovera tra i grandi dello strumento. Uno stile che da sempre spacca la critica degli addetti ai lavori, oltre ad inimicarsi molti tra i puritani di un certo tipo di rock blues. E' proprio il virtuosismo esasperato, unito ad una vocalità graffiante considerata estremamente "bianca", a costituire il sound tipico di Moore. E' questa l'irrinunciabile costante di tutta la sua discografia.


Sebbene sia spesso tacciato di un' eccessiva durezza e di un fraseggio quasi metal, soprattutto in contesti squisitamente blues, il chitarrista sa decisamente conquistare gli amanti di un certo tipo di sound spinto e si contende, con il connazionale Rory Gallagher, lo scettro di irish guitar hero. Dunque, l'importanza del suo personaggio per il rock blues resta indiscutibile. Per questo la sua scomparsa, conclusione di una vita dissoluta, suscita il rammarico di tutti gli appassionati, compresi illustri colleghi, che ne riconoscono la grandezza. Il 6 Febbraio 2011 Gary Moore moriva in Spagna; triste ricorrenza che abbiamo a suo tempo sottolineato in questo articolo, dedicato a chi volesse approfondire la conoscenza con il personaggio.


Il blues di Gary Moore

Malgrado Moore non sia mai riuscito ad approdare al mainstream, rimanendo un personaggio per gli ascoltatori più attenti, il suo nome può vantare collaborazioni epiche e trascorsi in alcuni interessantissimi momenti della storia del genere. Certamente non si fa mancare niente, in termini di storiche collaborazioni: dagli anni sessanta in poi, milita in alcuni gruppi cardine del panorama e i suoi duetti con molti eroi del blues rimangono negli annali.


Dai primi passi con gli Skid Row, al prosieguo sotto la guida di Peter Green, fino alla collaborazione con i Colosseum II, Moore non ha mai dimenticato la sua formazione blues. Del resto, un retrogusto blues nella sua chitarra si può apprezzare anche nel periodo Thin Lizzy; la passione per il genere non è mai celata. Nonostante ciò, bisogna attendere l'inizio degli anni 90, per un vero e proprio approdo al blues; se non altro, a quel rock blues in cui Moore si tuffa allontanandosi dagli esordi e che contribuirà a rinverdire. Tante sono le testimonianze della virata blues di Gary Moore: tra le altre, anche uno splendido omaggio al suo mentore Blues For Greeny (1995), insieme dei brani blues di Peter Green. Oggi prendiamo in esame il trittico che racconta il blues, secondo Gary Moore.



Still Got The Blues (1990)

Gary Moore - Still Got The Blues

Still Got The Blues è un vero omaggio di Gary Moore al blues che lo ha sedotto da giovane. E' una forte suggestione fanciullesca, suggerita persino dalla copertina, che ritrae Moore alle prese con la sua prima Les Paul. Chi contesta l'eccessiva enfasi del chitarrista nelle reinterpretazioni del blues storcerà il naso, ma questo album ne è un esplicita dichiarazione d'amore; un tributo agli sfarzi del sound Chicago e un'ennesima dedica europea alla tradizione afroamericana. La Chitarra di Moore urla potente negli shuffle, ma è capace di diventare struggente e intima nei brani più posati. Featuring eccellenti nel disco sono quelle di Albert King (Oh Pretty Woman) e Albert Collins (Too Tired). questo album compare, a pieno merito anche nella nostra lista dei 10 dischi fondamentali di rock blues da ascoltare.


After Hours (1992)

Gary Moore - After Hours

After Hours é il degno successore di Still Got The Blues. I brani proposti sono un inno all'r&b più incalzante, dove la chitarra ruggisce e si prende la scena. Story Of The Blues è imponente e la sua versione di Key To Love fa rimpiangere i dorati anni della premiata ditta Mayall/ Clapton. Il tutto è condito da atmosfere notturne suggestive e da un cantato sentito e poderoso. Proprio questo prezioso materiale fa perdonare qualche ballata spezzacuori, decisamente un po melensa, che snatura forse un pò l'ambientazione blues dell'album.


Blues Alive (1993)

Gary Moore - Blues Alive

Blues Alive propone le versioni live dei più significativi brani blues del repertorio di Gary Moore. La maggior parte dei contributi contenuti nel disco, risale agli anni ottanta e lascia presagire il desiderio del chitarrista di un ritorno alle origini. Ritorno puntualmente rispettato con i lavori sopracitati, che segnano l'epoca più interessante della carriera di Moore, riferendosi ovviamente al rock blues. La chitarra è quasi drammatica e spietata ed apostrofa magistralmente l'atmosfera dell'intera raccolta.


In conclusione

Da sempre in bilico tra il suono della tradizione ed un rock più incisivo, Gary Moore rimane una delle figure imponenti dell'inventario dei chitarristi storici. Al netto di qualche attrito con i romantici del r&b classico, il chitarrista di Belfast contribuisce in modo preponderante alla nuova ondata di blues contemporaneo. Diversi, tra i nomi attualmente noti nel settore, hanno dichiarato di essere stati influenzati da Gary Moore; proprio dal suo tocco inconfondibile. Moore è da sempre considerato un portavoce del rock blues, con ciascuno dei suoi contributi musicali al genere, anche quelli di minor fortuna. Un guitar hero a tutti gli effetti.


fine
Alessio Lottero -