Studiare è un’attività che presenta numerose possibilità, ma troppo spesso si rischia di non progredire per mancanza di iniziativa: modificare può essere la chiave
Studiare è senza dubbio l’attività principale nella carriera di un musicista. Che si tratti di uno studente alle prime armi, di un insegnante molto attivo o di in un concertista ricco di impegni, lo studio rappresenta costantemente un obiettivo principale.
Studiare serve per migliorarsi, acquisire padronanza tecnica, improvvisativa, solidità ritmica e capacità di interagire con gli altri musicisti.
Troppe volte, però, rischiamo di non progredire. Spesso sottovalutiamo la grande mole di nuovi spunti che potremmo avere anche soltanto pensando ad argomenti e materiale di didattico che che conosciamo bene, o che pensiamo di conoscere.
“Studiare è modificare" è una frase che ho sentito durante una lezione di pedagogia musicale in conservatorio. L'espressione mi è rimasta impressa, sia per lo studio che conduco, sia per l’attività didattica con i miei allievi.
Guadagnarsi le note
Ovviamente in questo articolo ci occuperemo di chitarra moderna e chitarra jazz, ma credo che il concetto qui di seguito sia rapportabile ad ogni ambito musicale.
Studiare, ed essere costanti, ha - secondo il mio personalissimo punto di vista - l’obiettivo di “guadagnarsi” le note, il sound.
Durante la mia carriera ho sempre avvertito la giusta fatica, specialmente quando ero meno esperto, nel ricercare il sound, la tecnica e le abilità varie a cui aspiravo. E’ una sana sfida ancora in corso, che ogni musicista normale, e non geniale, deve avere il coraggio e la responsabilità di gestire.
Ovviamente ci si guadagna in timing, abilità varie ed esperienza, ma non bisogna avere paura di pensare che studiare è modificare. Questo ci servirà sia per correggere vizi ed errori che per allagare i nostri orizzonti di conoscenza sullo strumento e non solo.
L’errore da modificare
Spesso possiamo renderci conto di aver viziato il nostro modo di suonare con alcuni piccoli o grandi errori dovuti a fretta, superficialità, comodità apparente.
Ovviamente è dovere di ognuno di noi essere onesto e lucido nella codifica di ogni tipo di errore, ma non dobbiamo avere paura di formattare completamente o parzialmente quell’argomento ed inserire nuovamente i dati corretti nel nostro modo di suonare. Effettivamente il nostro cervello si comporta come un computer, un processore che però ha anche dell’umano: ripulendo e sistemando i dati, correggiamo gli errori e facciamo progressi.
Quante volte ci sarà capitato di: memorizzare male o parzialmente un giro di accordi, una parte tematica, non comprendere perfettamente la tecnica necessaria per un determinato passaggio, sottovalutare le nostre capacità ritmiche.
Bene! Studiare è modificare. I vari Real Book, ad esempio, talvolta ci inducono facilmente nell’errore.
Alcuni esempi per la regola "Studiare è modificare" - Cambiare una diteggiatura
Una delle attività che stimolano sicuramente creatività, varietà timbrica e visualizzazione utile per l’improvvisazione è la modifica della delle diteggiature o dei brevi frammenti.
Studiare è modificare quando prendiamo un piccolo pattern o un frammento melodico e lo adattiamo a varie zone del manico cambiandone la diteggiatura. E’ un esercizio tecnico e di stile molto interessante, poiché spesso ne scaturisce una maggiore consapevolezza.
Ad esempio qui troviamo il primo frammento del tema di Donna Lee, celebre composizione resa famosa da Charlie Parker, probabilmente realmente composta da Miles Davis.
Vi propongo 3 possibilità, ma sappiamo che potrebbero essercene ancora di più.
Nel primo esempio sfruttiamo un movimento diagonale della mano riducendo la densità nota per corda.
Ia tecnica ne può risultare più fluida con l’utilizzo del legato, ma attenzione alla alte velocità. Utile per breve frammenti. Lo stesso concetto è validissimo per lo studio di scale e arpeggi.
Nel secondo caso ho deciso concentrarmi inizialmente su di una zona di tasti leggermente ristretta.
Probabilmente in questo modo la diteggiatura risulta più stabile e fornisce migliori punti di ancoraggio ed un maggiore controllo di plettrata.
Tuttavia, proprio nella parte finale della frase, la plettrata potrebbe rischiare di complicarsi con salti di corda ed una notevole sfida nell’alternare. Ecco che studiare è modificare nel momento in cui ho trovato una nuova diteggiatura che consente l’economy picking.
Modificare le note di un nostro pattern
Di seguito farò un paio di esempi diversi su come applicare semplicemente alcuni criteri di modifica ad un pattern che abbiamo interiorizzato o addirittura inventato. L'idea è di inventarne uno simile, ma nuovo e con caratteristiche armoniche differenti.
Se siamo abituati a gestire l’improvvisazione di un accordo di dominante, ad esempio, sappiamo che possono essere le strade per creare certi sound più o meno carichi di tensione.
Se non sai di cosa si tratta, controlla tra gli articoli di guitarprof.
In questo caso prendo ad esempio un accordo G7(b9) sul quale suono un arpeggio diminuito. In questo caso sto utilizzando, in maniera completa o meno, il sound dalla minore armonica.
Se ho voglia di utilizzare un altro tipo di alterazione, ad esempio sfruttando la minore melodica per avere il sound della superlocria, come posso modificare questo disegno melodico?
Basterà modificare la nota RE in RE bemolle. Andiamo a vedere:
La modifica nutre la ricerca e viceversa. Esperimento armonico
Solitamente ci troviamo d’innanzi ad un cadenza di questo tipo:
Dmin9- Db9 - Cmaj7.
La questione potrebbe farsi complicata se non è il tuo pane quotidiano, in caso contrario sarà una bella riflessione.
Si tratta di una cadenza II-V-I con sostituzione di tritono. Le note utili sull’accordo di Db9 sono tutte comprese e generate dalla scala minore melodica di LA bemolle. La 9a maggiore del Db è infatti anche la b13 del G7, il vero accordo di dominante alterato che ci sarebbe stato senza sostituzione.
Siamo abituati, dunque, a sapere che l’accordo di sostituzione di tritono ha sempre le 9a maggiore e mai alterata, poiché così aderisce perfettamente al modo della minore melodica.
E se per errore suonassi il Db7(#9), avrebbe un senso armonico?
Riflettendoci si! E’ decisamente compatibile con le note della scala diminuita Semitono-Tono di G. La #9 del Db è la 13a maggiore dI G13(b9). Ricordiamoci ancora una volta che studiare è modificare!
Questa soluzione potrebbe avere una sonorità più moderna ed incline al legame armonico al canto, ovvero mantiene la stessa nota acuta per tutti e tre gli accordi.
Cambiare il modo di pensare l’armonia
Cerchiamo di non vedere le cose sempre nello stesso modo: potremmo avere sorprese e vantaggi. E’ chiaro che avere degli automatismi che diventano le nostre sicurezze è molto utile, ma magari potremmo allargare le nostre possibilità.
Molto spesso su di II V I si tende a pensare a suonare distintamente II e V grado. Avete mai provato a pensare che ci sia solo il V, magari per dare più respiro alla frase? Pensando dunque solo al V, potremmo pensarlo direttamente da alterare con vari stratagemmi ben noti: minore armonica, minore melodica, scala diminuita e tanto altro.
Andando nella direzione opposta alla semplificazione invece, potremmo pensare di spezzare tutti e 3 gli accordi, magari utilizzando delle sostituzioni semplicemente diatoniche o più complesse. Troverai un articolo dedicato proprio a questo argomento sul blog.
Ad esempio:
Proviamo a modificare il ritmo di un frammento
Studiare è modificare anche ritmicamente. Possiamo farlo anche con parti tematiche famose ma qui ho deciso di prendere un frammento non troppo riconoscibile, anche se contenuto in un tema della tradizione. Esempio in Amin.
Da notare come possiamo modificare il materiale in diversi modi: possiamo cambiare il valore di alcune note; possiamo cambiare il valore di tutte e le note, come nell’esempio in terzine che ci consente pure di ricominciare ed avere una frase più ricca e fluida.
Potremmo, inoltre, modificare la frase spostandola ritmicamente in un altro punto della misura per avere un effetto diverso. La realtà dei fatti è che siamo partiti dallo stesso materiale e lo abbiamo modificato fino a dimenticare la modifica stessa, ma semplicemente arricchendo il nostro bagaglio tecnico, ritmico, improvvisativo e musicale.
Modificare la comfort-zone
Molto spesso può capitare di ritrovarsi ad utilizzare gli stessi trucchi durante l’improvvisazione: visualizziamo soltanto un determinato arpeggio, costruiamo la frase con una certa tecnica o una certa direzione, ci appoggiamo ritmicamente negli stessi punti. Quando il nostro background di studio viene speso bene siamo in grado di gestire in modo davvero proficuo diversi elementi, altre volte invece ne restiamo quasi prigionieri. Studiare è modificare e progredire quando ci sganciamo da queste comodità facili, che in fin dei conti abbassano la nostra musicalità, e lasciamo la nostra comfort-zone.
Un esempio? Se ci rendiamo conto di iniziare una frase sempre in una determinata maniera, magari con la stessa forma sotto le dita, sforziamoci di fare delle piccole ed intelligenti modifiche che ci garantiranno la capacità di variare più volte un contenuto per noi familiare.
Studiare è modificare: conclusioni aperte
Come abbiamo visto le strade da percorrere sono pressoché infinite e l’attitudine alla modifica del materiale studiato, interiorizzato e magari assimilato non correttamente, è utilissima per progredire. Che sia per correggere un vero e proprio errore - dovuto a nostra imperizia o a parti e materiale didattico non corretti - o per indagare e sperimentare, è un toccasana per il musicista. Molto spesso si scopre, a distanza di anni, di aver trascurato un aspetto inerente qualcosa che abbiamo studiato ed il primo pensiero è negativo: ci abbattiamo perché crediamo di aver perso tempo. Può essere una grandissima occasione, invece, per migliorarsi ed alimentare curiosità e creativa, oltre che le nostra capacità musicali. Studiare è modificare!